Focus Incentivi
Questo articolo ha più di 3 anni
Romania e Giappone: le nuove frontiere delle rinnovabili italiane

Romania e Giappone potrebbero produrre energia rinnovabile Made in Italy: è questo lo scenario delineato nel corso del primo “Corrente Day” organizzato dal Gse in collaborazione con Assocamerestero ed in particolare con le Camere di commercio italiane per la Romania e per il Giappone, nel quale si è posto l’accento sugli obiettivi futuri, sulle autorizzazioni necessarie, sugli incentivi disponibili e sulle reali possibilità di investimenti in questi Paesi.
Il calo degli incentivi statali dedicati alle energie pulite sta spingendo infatti le imprese italiane a guardare fuori dai confini nazionali, per mantenersi competitivi sul commercio e l’iniziativa “Corrente” di Gse (patrocinata dal ministero dello Sviluppo economico) sta dando questa opportunità di promozione sia a livello nazionale che internazionale a circa 1600 imprese.
Ma perché un’azienda dovrebbe rivolgersi al mercato rumeno? “In Italia non ci sono più gli incentivi di una volta – afferma Adrian Dimache, segretario della Camera di commercio italiana per la Romania – mentre in Romania il sistema di promozione è estremamente vantaggioso. Per ora c’è poco, soltanto un po’ di eolico e quasi niente fotovoltaico”. I gruppi più grossi, come Enel Green Power, sono già presenti e per fine anno dovrebbero allacciarsi, ma l’obiettivo è portare anche le piccole imprese per esportare un know-how, quello italiano, all’avanguardia nel fotovoltaico e nelle rinnovabili.
Il traguardo da raggiungere è fissato in 1000 Megawatt di potenza installata nel giro di 5 anni e sembra piuttosto fattibile considerata l’attuale stabilità legislativa e il buon ritorno degli investimenti attuali in Romania.
Capitolo a parte per la questione giapponese, sicuramente ad un livello di sviluppo più avanzato e con un nuovo Piano in via di finalizzazione da parte del Governo nipponico: “Dopo l’incidente di Fukushima – sottolinea Marta Marmiroli, ingegnere di rete elettrica della Mitsubishi Electric – il Giappone punta moltissimo sulle rinnovabili: se prima erano incentivate ora lo saranno ancora di più”.
Gli incentivi attuali per il fotovoltaico sono di 42 yen (circa 0,40 cent.) al kilowattora per impianti superiori a 10 kilowatt per 20 anni, se sotto i 10 Kw per 10 anni, con l’obiettivo di raggiungere il traguardo stimato di 53 kw entro il 2030.
Il calo degli incentivi statali dedicati alle energie pulite sta spingendo infatti le imprese italiane a guardare fuori dai confini nazionali, per mantenersi competitivi sul commercio e l’iniziativa “Corrente” di Gse (patrocinata dal ministero dello Sviluppo economico) sta dando questa opportunità di promozione sia a livello nazionale che internazionale a circa 1600 imprese.
Ma perché un’azienda dovrebbe rivolgersi al mercato rumeno? “In Italia non ci sono più gli incentivi di una volta – afferma Adrian Dimache, segretario della Camera di commercio italiana per la Romania – mentre in Romania il sistema di promozione è estremamente vantaggioso. Per ora c’è poco, soltanto un po’ di eolico e quasi niente fotovoltaico”. I gruppi più grossi, come Enel Green Power, sono già presenti e per fine anno dovrebbero allacciarsi, ma l’obiettivo è portare anche le piccole imprese per esportare un know-how, quello italiano, all’avanguardia nel fotovoltaico e nelle rinnovabili.
Il traguardo da raggiungere è fissato in 1000 Megawatt di potenza installata nel giro di 5 anni e sembra piuttosto fattibile considerata l’attuale stabilità legislativa e il buon ritorno degli investimenti attuali in Romania.
Capitolo a parte per la questione giapponese, sicuramente ad un livello di sviluppo più avanzato e con un nuovo Piano in via di finalizzazione da parte del Governo nipponico: “Dopo l’incidente di Fukushima – sottolinea Marta Marmiroli, ingegnere di rete elettrica della Mitsubishi Electric – il Giappone punta moltissimo sulle rinnovabili: se prima erano incentivate ora lo saranno ancora di più”.
Gli incentivi attuali per il fotovoltaico sono di 42 yen (circa 0,40 cent.) al kilowattora per impianti superiori a 10 kilowatt per 20 anni, se sotto i 10 Kw per 10 anni, con l’obiettivo di raggiungere il traguardo stimato di 53 kw entro il 2030.