Speciale 137
Teleriscaldamento e teleraffrescamento: caratteristiche, diverse conformazioni e distribuzione territoriale
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Impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia
Secondo alcuni dati ENEA, al 31/12/2010 in Italia risultavano essere 100 le città servite da reti energetiche di teleriscaldamento, con una volumetria comprensiva di oltre 244 milioni di m3. Torino, Brescia e Milano sono in assoluto le città con la maggiore volumetria allacciata, da sole infatti utilizzano un totale di circa 112 milioni di m3. Le utenze allacciate a queste reti sono prevalentemente di tipo residenziale (circa 150 milioni di m3) mentre le utenze industriali sono molto meno diffuse, ricevono infatti una volumetria inferiore ai 15 milioni di m3.
Secondo un rapporto di Legambiente, il primo impianto di teleriscaldamento realizzato in Italia nasce a Modena nel 1971. Negli oltre 40 anni intercorsi da allora la tecnologia del teleriscaldamento si è sviluppata in modo costante ed ha trovato sempre maggiore applicazione, fino ad essere applicata su oltre 300 reti in tutta Italia. Queste numerose installazioni di teleriscaldamento hanno caratteristiche anche molto diverse tra loro, in primis si distinguono per le dimensioni grandi, piccole e per la conformazione “a circuito chiuso” (a cui spesso ci si riferisce impropriamente per definire le reti di teleriscaldamento).
I dati raccolti fino al 2012 censiscono un totale di 192 reti di teleriscaldamento (TLR) localizzate in 150 città, si tratta però di reti di varia natura: la più estesa è quella di Torino, con i suoi 467 km, mentre ci sono numerose piccole reti di quartiere che hanno lunghezza di pochi chilometri.
Come è possibile osservare dalla mappa, il servizio di teleriscaldamente è diffuso in tutte le regioni del Nord, tranne il Friuli Venezia Giulia, in Toscana, nel Lazio e nelle Marche,ben l’84% di questi impianti tuttavia è distribuito tra la Lombardia, il Piemonte, la Toscana e il Trentino Alto Adige.
Il teleriscaldamento è una tipologia di impianto che può risultare sostenibile a seconda della fonte di energia utilizzata per il riscaldamento dell’acqua o del vapore in uscita, in Italia sono 70 i Comuni teleriscaldati attraverso l’uso di fonti rinnovabili, serviti in totale con 88 reti.
Queste realtà green sono localizzate in due aree geografiche particolari del nostro Paese: la Toscana, dove è possibile sfruttare la geotermia ed impianti ad alta entalpia così da produrre gran parte del fabbisogno energetico termico, e il Trentino Alto Adige, dove sono sorti in modo naturale gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biomassa, spesso di tipo cogenerativo, che sfruttano unicamente risorse energetiche legnose derivanti dalla manutenzione dei boschi dagli scarti delle lavorazioni locali.
Oggi in Italia abbiamo 291,9 milioni di m3 di volumetria servita, di cui 6,8 milioni anche con teleraffrescamento: ciò sta a significare che quasi tre milioni di persone (intesi come “abitanti equivalenti”) ormai fruiscono in Italia del servizio di riscaldamento proveniente da una rete locale, utilizzando oltre 10 milioni di MWh di energia termica, con una crescita media del 12% annuo nel periodo compreso tra il 2000 e il 2012.
E’ interessante sapere che il 62% della volumetria teleriscaldata appartiene ad edifici residenziali (182 milioni di metri cubi), il 35% a edifici di tipo terziario (101,5 milioni di m3) e il 3% al settore industriale (8,2 milioni di metri cubi).
La volumetria allacciata alle reti, in Italia, risulta concentrata nell’Italia settentrionale. Circa il 96% della volumetria teleriscaldata totale(circa 281 milioni di m3) è localizzata nelle quattro regioni del nord d’Italia: Lombardia, che conta la quota maggiore di volume riscaldato (120 milioni di metri cubi con il 43% del totale nazionale), seguita dal Piemonte, dall’Emilia Romagna, dal Trentino e dal Veneto, quest’ultimo con 14 milioni di metri cubi e il 5% del totale.
A livello comunale, è il Comune di Torino a presentare la maggior volumetria teleriscaldata con 53,4 milioni di m3, seguito da Brescia 41 ,3 e Milano con 30,7 milioni di m3.
Osservando le due mappe che rappresentano la distribuzione delle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento per comune, è possibile notare come lungo l’arco alpino sono state realizzate unicamente reti di piccole dimensioni alimentate da biomasse e scarti sostenibili del legno, sostenibili e dimensionate per rispondere alle esigenze locali di poche migliaia di utenze.
Nell’osservare invece la distribuzione delle reti per il teleraffrescamento si può notare come in generale hanno trovato maggiore diffusione le piccole volumetrie, segno che si tratta di una tecnologia ancora poco conosciuta e utilizzata, ma con un potenziale che ne sta determinando l’espansione. Il Comune di Reggio Emilia è il territorio nel quale si conta la maggiore porzione di volumetria raffrescata attraverso reti, con addirittura 1,4 milioni di metri cubi, seguita da Genova e da San Donato Milanese rispettivamente con 1 milione e 961 mila metri cubi.
In Italia nel 2012 la rete primaria di teleriscaldamento urbano (stacchi d’utenza esclusi) ha raggiunto i 3.663 km, rispetto ai dati del 2000 era quindi cresciuta in estensione di quasi di 3 volte e mezza. La distribuzione territoriale vede la Lombardia essere la Regione italiana che presenta la maggiore estensione, con 1.111 km, seguita dal Trentino Alto Adige e dal Piemonte, rispettivamente con 846 e 745 km.
Le reti di teleriscaldamento diffuse nella penisola si suddividono in tre categorie a seconda del vettore utilizzato per il riscaldamento: le reti ad acqua calda sono la maggioranza(1 .91 9 km; 52,4%), si tratta di una tecnologia che un tempo era riservata soprattutto ad estensioni medio-piccole ma che oggi è applicata comunemente anche alle reti di dimensioni maggiori; la restante quota è poi costituita da reti ad acqua surriscaldata, utilizzate unicamente nelle aree della Toscana che possono usufruire di una buona potenza geotermica. (1 .727 km a 110÷120°C; 47,1 %) e da reti a vapore (19 km; 0,5%).
Gli impianti d’utenza presenti in Italia sono complessivamente 66.887, di questi 19.841 sono utilizzati sono per il riscaldamento e i restanti 47.046 hanno utilità sia per il riscaldamento sia per la produzione di acqua calda sanitaria.
A livello regionale la Lombardia conta il maggior numero di sottostazioni di utenza (SST), cioè 29.829, seguita poi dal Trentino Alto Adige con oltre 16.000 sottostazioni e il Piemonte con 8.813.
La tipologia di impianti che permette congiuntamente l’erogazione di calore per riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria è sempre più diffuso (la loro diffusione è aumentata del 20% dal 2000 al 2012). Grazie al trend registrato da numerosi studi, e riportato anche da Legambiente, risulta evidente che l’impiantistica delle nuove edificazioni si presta particolarmente all’allacciatamento alle reti di teleriscaldamento esistenti. Il Trentino Alto Adige, con 16.000 SST circa, installa circa il doppio di SST rispetto al Piemonte: questa dinamica è strettamente legata alle dimensioni medie dell’utenza (Piemonte: 8.664 m3 /SST; Trentino: 1 .664 m3 /SST).
Il Comune italiano con la maggiore dotazione di sottostazioni di teleriscaldamento è Brescia con 19.328, seguita a notevole distanza da Torino con 5.100 SST e da Brunico (BZ) con 2.456.
Considerando le sottostazioni a servizio del solo riscaldamento Torino è il Comune con il maggior numero di sottostazioni, pari a 4.284, seguito poi da Brescia con 3.872 e da Milano con 1.326.
Infine, per quanto riguarda le sottostazioni di utenza che fornisco anche acqua calda sanitaria, ancora una volta Brescia si colloca al il posto tra i comuni con 15.456 SST, seguito da Brunico (BZ) con 2.456 e Pomarance (SI) con 2.308.
Da un punto di vista percentuale e prendendo in considerazione le sole Regioni in cui sono presenti reti di TLR, registriamo che solo l’8,4% degli utenti residenti è servito da questo tipo di servizi. Nonostante le percentuali risultino piuttosto basse per tutte le Regioni prese in considerazione, anche in questo caso le migliori performance vengono dalla Regione del Trentino Alto Adige con 27 mc/ab, seguito dal Piemonte 17 mc/ab e da Lombardia e Valle d’Aosta rispettivamente con il 13 e 12 mc di volume riscaldato per abitante residente.
La Regione con la maggior potenza installata è la Lombardia, seguita dal Piemonte e dall’Emilia Romagna. Osservando il grafico è possibile comprendere che, nonostante il teleriscaldamento sia una modalità impiantistica con buone potenzialità green, ben il 67% della potenza totale utilizzata è costituita da impianti di cogenerazione per il teleriscaldamento alimentati da combustibili fossili, con 2.120 MWt, mentre la restante quota di potenza è coperta da impianti di cogenerazione utilizzanti FER e RSU per 615 MWt, e da produzione termica semplice da fonti di energia rinnovabili termiche per il 13%. Solo l’1% della potenza totale installata appartiene rientra nella categoria delle pompe di calore ad alta temperatura, le uniche installazioni in grado di produrre energia termica per le reti di teleriscaldamento.
Secondo “Il teleriscaldamento in Italia”, rapporto al 2012 curato da Legambiente e AIRU, le reti di teleriscaldamento in Italia hanno erogato all’utenza circa 8.394 GWht, il 48% dei quali, pari a 4.054 GWht, è prodotta da impianti alimentati da fonti fossili,in particolare da gas. I restanti 4340 GWht sono prodotti equamente da FER (2.151 GWht con il 26%) e da caldaie alimentate a combustibili fossili (2.189 GWht, 26%).
Se osserviamo la quota di energia termica prodotta tramite fonti green – cioè prodotta tramite impianti di cogenerazione ad alto rendimento, tramite centrali a biomassa o geotermiche e geotermia, tramite pompe di calore e tramite recupero di energie altrimenti disperse (in questa categoria è inclusa la termodistruzione dei RSU), risulta che in ben cinque Regioni tale quota supera il 75%. Questo valore, secondo i recenti sviluppi normativi (Legge n. 164 del 11 novembre 2014), qualificano tali reti come “teleriscaldamento efficiente”. Nelle altre regioni tale dato si riduce, con alcune evidenze...
Secondo un rapporto di Legambiente, il primo impianto di teleriscaldamento realizzato in Italia nasce a Modena nel 1971. Negli oltre 40 anni intercorsi da allora la tecnologia del teleriscaldamento si è sviluppata in modo costante ed ha trovato sempre maggiore applicazione, fino ad essere applicata su oltre 300 reti in tutta Italia. Queste numerose installazioni di teleriscaldamento hanno caratteristiche anche molto diverse tra loro, in primis si distinguono per le dimensioni grandi, piccole e per la conformazione “a circuito chiuso” (a cui spesso ci si riferisce impropriamente per definire le reti di teleriscaldamento).
I dati raccolti fino al 2012 censiscono un totale di 192 reti di teleriscaldamento (TLR) localizzate in 150 città, si tratta però di reti di varia natura: la più estesa è quella di Torino, con i suoi 467 km, mentre ci sono numerose piccole reti di quartiere che hanno lunghezza di pochi chilometri.
Come è possibile osservare dalla mappa, il servizio di teleriscaldamente è diffuso in tutte le regioni del Nord, tranne il Friuli Venezia Giulia, in Toscana, nel Lazio e nelle Marche,ben l’84% di questi impianti tuttavia è distribuito tra la Lombardia, il Piemonte, la Toscana e il Trentino Alto Adige.
Il teleriscaldamento è una tipologia di impianto che può risultare sostenibile a seconda della fonte di energia utilizzata per il riscaldamento dell’acqua o del vapore in uscita, in Italia sono 70 i Comuni teleriscaldati attraverso l’uso di fonti rinnovabili, serviti in totale con 88 reti.
Queste realtà green sono localizzate in due aree geografiche particolari del nostro Paese: la Toscana, dove è possibile sfruttare la geotermia ed impianti ad alta entalpia così da produrre gran parte del fabbisogno energetico termico, e il Trentino Alto Adige, dove sono sorti in modo naturale gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biomassa, spesso di tipo cogenerativo, che sfruttano unicamente risorse energetiche legnose derivanti dalla manutenzione dei boschi dagli scarti delle lavorazioni locali.
Volumetrie delle reti di teleriscaldamento
Oggi in Italia abbiamo 291,9 milioni di m3 di volumetria servita, di cui 6,8 milioni anche con teleraffrescamento: ciò sta a significare che quasi tre milioni di persone (intesi come “abitanti equivalenti”) ormai fruiscono in Italia del servizio di riscaldamento proveniente da una rete locale, utilizzando oltre 10 milioni di MWh di energia termica, con una crescita media del 12% annuo nel periodo compreso tra il 2000 e il 2012.
E’ interessante sapere che il 62% della volumetria teleriscaldata appartiene ad edifici residenziali (182 milioni di metri cubi), il 35% a edifici di tipo terziario (101,5 milioni di m3) e il 3% al settore industriale (8,2 milioni di metri cubi).
Distribuzione territoriale
La volumetria allacciata alle reti, in Italia, risulta concentrata nell’Italia settentrionale. Circa il 96% della volumetria teleriscaldata totale(circa 281 milioni di m3) è localizzata nelle quattro regioni del nord d’Italia: Lombardia, che conta la quota maggiore di volume riscaldato (120 milioni di metri cubi con il 43% del totale nazionale), seguita dal Piemonte, dall’Emilia Romagna, dal Trentino e dal Veneto, quest’ultimo con 14 milioni di metri cubi e il 5% del totale.
A livello comunale, è il Comune di Torino a presentare la maggior volumetria teleriscaldata con 53,4 milioni di m3, seguito da Brescia 41 ,3 e Milano con 30,7 milioni di m3.
Osservando le due mappe che rappresentano la distribuzione delle reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento per comune, è possibile notare come lungo l’arco alpino sono state realizzate unicamente reti di piccole dimensioni alimentate da biomasse e scarti sostenibili del legno, sostenibili e dimensionate per rispondere alle esigenze locali di poche migliaia di utenze.
Nell’osservare invece la distribuzione delle reti per il teleraffrescamento si può notare come in generale hanno trovato maggiore diffusione le piccole volumetrie, segno che si tratta di una tecnologia ancora poco conosciuta e utilizzata, ma con un potenziale che ne sta determinando l’espansione. Il Comune di Reggio Emilia è il territorio nel quale si conta la maggiore porzione di volumetria raffrescata attraverso reti, con addirittura 1,4 milioni di metri cubi, seguita da Genova e da San Donato Milanese rispettivamente con 1 milione e 961 mila metri cubi.
Estensione delle reti e sottocentrali di utenza
In Italia nel 2012 la rete primaria di teleriscaldamento urbano (stacchi d’utenza esclusi) ha raggiunto i 3.663 km, rispetto ai dati del 2000 era quindi cresciuta in estensione di quasi di 3 volte e mezza. La distribuzione territoriale vede la Lombardia essere la Regione italiana che presenta la maggiore estensione, con 1.111 km, seguita dal Trentino Alto Adige e dal Piemonte, rispettivamente con 846 e 745 km.
Le reti di teleriscaldamento diffuse nella penisola si suddividono in tre categorie a seconda del vettore utilizzato per il riscaldamento: le reti ad acqua calda sono la maggioranza(1 .91 9 km; 52,4%), si tratta di una tecnologia che un tempo era riservata soprattutto ad estensioni medio-piccole ma che oggi è applicata comunemente anche alle reti di dimensioni maggiori; la restante quota è poi costituita da reti ad acqua surriscaldata, utilizzate unicamente nelle aree della Toscana che possono usufruire di una buona potenza geotermica. (1 .727 km a 110÷120°C; 47,1 %) e da reti a vapore (19 km; 0,5%).
Gli impianti d’utenza presenti in Italia sono complessivamente 66.887, di questi 19.841 sono utilizzati sono per il riscaldamento e i restanti 47.046 hanno utilità sia per il riscaldamento sia per la produzione di acqua calda sanitaria.
A livello regionale la Lombardia conta il maggior numero di sottostazioni di utenza (SST), cioè 29.829, seguita poi dal Trentino Alto Adige con oltre 16.000 sottostazioni e il Piemonte con 8.813.
La tipologia di impianti che permette congiuntamente l’erogazione di calore per riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria è sempre più diffuso (la loro diffusione è aumentata del 20% dal 2000 al 2012). Grazie al trend registrato da numerosi studi, e riportato anche da Legambiente, risulta evidente che l’impiantistica delle nuove edificazioni si presta particolarmente all’allacciatamento alle reti di teleriscaldamento esistenti. Il Trentino Alto Adige, con 16.000 SST circa, installa circa il doppio di SST rispetto al Piemonte: questa dinamica è strettamente legata alle dimensioni medie dell’utenza (Piemonte: 8.664 m3 /SST; Trentino: 1 .664 m3 /SST).
Il Comune italiano con la maggiore dotazione di sottostazioni di teleriscaldamento è Brescia con 19.328, seguita a notevole distanza da Torino con 5.100 SST e da Brunico (BZ) con 2.456.
Considerando le sottostazioni a servizio del solo riscaldamento Torino è il Comune con il maggior numero di sottostazioni, pari a 4.284, seguito poi da Brescia con 3.872 e da Milano con 1.326.
Infine, per quanto riguarda le sottostazioni di utenza che fornisco anche acqua calda sanitaria, ancora una volta Brescia si colloca al il posto tra i comuni con 15.456 SST, seguito da Brunico (BZ) con 2.456 e Pomarance (SI) con 2.308.
Da un punto di vista percentuale e prendendo in considerazione le sole Regioni in cui sono presenti reti di TLR, registriamo che solo l’8,4% degli utenti residenti è servito da questo tipo di servizi. Nonostante le percentuali risultino piuttosto basse per tutte le Regioni prese in considerazione, anche in questo caso le migliori performance vengono dalla Regione del Trentino Alto Adige con 27 mc/ab, seguito dal Piemonte 17 mc/ab e da Lombardia e Valle d’Aosta rispettivamente con il 13 e 12 mc di volume riscaldato per abitante residente.
Centrali per la produzione di energia
La Regione con la maggior potenza installata è la Lombardia, seguita dal Piemonte e dall’Emilia Romagna. Osservando il grafico è possibile comprendere che, nonostante il teleriscaldamento sia una modalità impiantistica con buone potenzialità green, ben il 67% della potenza totale utilizzata è costituita da impianti di cogenerazione per il teleriscaldamento alimentati da combustibili fossili, con 2.120 MWt, mentre la restante quota di potenza è coperta da impianti di cogenerazione utilizzanti FER e RSU per 615 MWt, e da produzione termica semplice da fonti di energia rinnovabili termiche per il 13%. Solo l’1% della potenza totale installata appartiene rientra nella categoria delle pompe di calore ad alta temperatura, le uniche installazioni in grado di produrre energia termica per le reti di teleriscaldamento.
Energia termica erogata
Secondo “Il teleriscaldamento in Italia”, rapporto al 2012 curato da Legambiente e AIRU, le reti di teleriscaldamento in Italia hanno erogato all’utenza circa 8.394 GWht, il 48% dei quali, pari a 4.054 GWht, è prodotta da impianti alimentati da fonti fossili,in particolare da gas. I restanti 4340 GWht sono prodotti equamente da FER (2.151 GWht con il 26%) e da caldaie alimentate a combustibili fossili (2.189 GWht, 26%).
Se osserviamo la quota di energia termica prodotta tramite fonti green – cioè prodotta tramite impianti di cogenerazione ad alto rendimento, tramite centrali a biomassa o geotermiche e geotermia, tramite pompe di calore e tramite recupero di energie altrimenti disperse (in questa categoria è inclusa la termodistruzione dei RSU), risulta che in ben cinque Regioni tale quota supera il 75%. Questo valore, secondo i recenti sviluppi normativi (Legge n. 164 del 11 novembre 2014), qualificano tali reti come “teleriscaldamento efficiente”. Nelle altre regioni tale dato si riduce, con alcune evidenze...
In questo Speciale
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