Speciale 45
Solarexpo 2013, il fotovoltaico nell’era post incentivi
Alcuni contenuti di questo speciale:
Articolo
È davvero finita l’epoca d’oro del fotovoltaico?
È passato solo un anno dall’annuncio del Quinto Conto Energia. Eravamo a Verona, Clini era il ministro dell’ambiente e spendeva parole velatamente rassicuranti, mentre appariva chiaro che la direzione del governo sarebbe stata quella della detrazione fiscale, anche per il fotovoltaico.
Oggi Solarexpo si è trasferito a Milano, riempiendo - per la verità solo a metà - l’immensa struttura di Fuksas, gli incentivi sono finiti e tutta l’attenzione si è spostata a Bruxelles, in attesa del provvedimento sui dazi ai pannelli cinesi.
Mentre in Italia, negli ultimi 3 anni, la discesa della produttività dell’industria fotovoltaica è andata di pari passo con il calo degli incentivi, registrando un vero e proprio crollo nell’ultimo anno, i costi, a livello europeo, sono scesi del 35%, a fronte di un calo dei ricavi del 46%.
L’impressione è che il canto del cigno, quindi, non sia tanto per il fotovoltaico tout court, ma piuttosto per la speculazione selvaggia, che in questi anni di incentivi erogati indiscriminatamente si era trasformata in una corsa all’ultimo modulo. Una transizione, quindi, verso l’autoconsumo, che riduce, certo, il volume del mercato, ma lo rende allo stesso tempo più maturo e naturalizzato, privandolo del “doping” statale.
Non dobbiamo dimenticare poi che, anche sul fronte del mercato elettrico, il fotovoltaico ha avuto un ruolo importante: nel 2012, grazie al fotovoltaico, sono stati risparmiati 1,4 milioni di euro e la differenza di costo dell’energia tra ore solari e ore non solari è scesa da 42 a 8 € per MWh, abbassando i prezzi nelle ore in cui il MWh è più costoso.
Le rinnovabili sono arrivate in Italia a soddisfare il 35% del fabbisogno energetico con un ruolo, sempre più importante, giocato anche dal fotovoltaico, nel mix energetico. Ma forse la strada per i pannelli in silicio non sarà questa. Se si considera infatti il mercato elettrico come dimensione di confronto, il KWh fotovoltaico è ben lontano dal competere con le altre fonti. Risulta invece conveniente se paragonato al costo dell’energia che viene applicato all’utente finale, quindi al costo che l’utente non deve sostenere installando un impianto fotovoltaico ed evitando quindi di acquistare energia dalla rete.
Questo decreta quindi la fine (o almeno il rallentamento) dei grandi impianti a terra, ma tiene più che aperte le porte per tutte quelle tipologie di impianti dedicati all’autoconsumo, in ambito domestico e industriale, ma anche nel terziario e nell’amministrazione pubblica. Questo cambia tutte le carte in tavola, stravolgendo il quadro che si era delineato fino a pochi mesi fa e consegnando alle imprese del fotovoltaico un futuro più incerto, probabilmente meno roseo, ma sicuramente anche meno plumbeo di quanto annunciato sull’onda del pessimismo post Conto Energia.
Stiamo già assistendo, quindi, ad una contrazione del mercato, ma, senza usare toni allarmistici e senza voler peccare di eccessivo ottimismo, ci si aspetta una stabilizzazione e una crescita a ritmi più “normali” già dall’anno prossimo, cogliendo le nuove sfide della Grid Parity e superando i vecchi problemi dovuti all’eccesso di incentivazione.
Oggi Solarexpo si è trasferito a Milano, riempiendo - per la verità solo a metà - l’immensa struttura di Fuksas, gli incentivi sono finiti e tutta l’attenzione si è spostata a Bruxelles, in attesa del provvedimento sui dazi ai pannelli cinesi.
Mentre in Italia, negli ultimi 3 anni, la discesa della produttività dell’industria fotovoltaica è andata di pari passo con il calo degli incentivi, registrando un vero e proprio crollo nell’ultimo anno, i costi, a livello europeo, sono scesi del 35%, a fronte di un calo dei ricavi del 46%.
L’impressione è che il canto del cigno, quindi, non sia tanto per il fotovoltaico tout court, ma piuttosto per la speculazione selvaggia, che in questi anni di incentivi erogati indiscriminatamente si era trasformata in una corsa all’ultimo modulo. Una transizione, quindi, verso l’autoconsumo, che riduce, certo, il volume del mercato, ma lo rende allo stesso tempo più maturo e naturalizzato, privandolo del “doping” statale.
Non dobbiamo dimenticare poi che, anche sul fronte del mercato elettrico, il fotovoltaico ha avuto un ruolo importante: nel 2012, grazie al fotovoltaico, sono stati risparmiati 1,4 milioni di euro e la differenza di costo dell’energia tra ore solari e ore non solari è scesa da 42 a 8 € per MWh, abbassando i prezzi nelle ore in cui il MWh è più costoso.
Le rinnovabili sono arrivate in Italia a soddisfare il 35% del fabbisogno energetico con un ruolo, sempre più importante, giocato anche dal fotovoltaico, nel mix energetico. Ma forse la strada per i pannelli in silicio non sarà questa. Se si considera infatti il mercato elettrico come dimensione di confronto, il KWh fotovoltaico è ben lontano dal competere con le altre fonti. Risulta invece conveniente se paragonato al costo dell’energia che viene applicato all’utente finale, quindi al costo che l’utente non deve sostenere installando un impianto fotovoltaico ed evitando quindi di acquistare energia dalla rete.
Questo decreta quindi la fine (o almeno il rallentamento) dei grandi impianti a terra, ma tiene più che aperte le porte per tutte quelle tipologie di impianti dedicati all’autoconsumo, in ambito domestico e industriale, ma anche nel terziario e nell’amministrazione pubblica. Questo cambia tutte le carte in tavola, stravolgendo il quadro che si era delineato fino a pochi mesi fa e consegnando alle imprese del fotovoltaico un futuro più incerto, probabilmente meno roseo, ma sicuramente anche meno plumbeo di quanto annunciato sull’onda del pessimismo post Conto Energia.
Stiamo già assistendo, quindi, ad una contrazione del mercato, ma, senza usare toni allarmistici e senza voler peccare di eccessivo ottimismo, ci si aspetta una stabilizzazione e una crescita a ritmi più “normali” già dall’anno prossimo, cogliendo le nuove sfide della Grid Parity e superando i vecchi problemi dovuti all’eccesso di incentivazione.