Speciale 82
Criteri di progettazione di una casa passiva
Intervista

Agenzia CasaClima, 13 anni di certificazioni per un’edilizia sempre più sostenibile

L’Agenzia CasaClima è stata tra i primi attori in Italia e in Europa a parlare di sostenibilità in edilizia e certificazioni energetiche per gli edifici, quando questi ancora sembravano concetti sconosciuti ai più, o riservati ad una nicchia di pochi: il primo certificato energetico è stato infatti consegnato nel 2002 ad una famiglia di Bolzano, città in cui sono nate e si sono sviluppate questo tipo di idee allora così innovative. Da quella prima certificazione sono passati 13 anni, il mondo dell’edilizia è radicalmente cambiato, l’Alto Adige è diventato la patria dell’edilizia sostenibile e chiunque si occupi di costruzioni sa cos’è la certificazione CasaClima.


Dr. Ing. Ulrich Santa, ci racconta in breve com’è andata?

«Il modello CasaClima è sicuramente stato un precursore a livello nazionale ed ha trovato le sue radici in Alto-Adige, un territorio da sempre molto attento agli aspetti ambientali e climatici. Oggi l’Agenzia CasaClima certifica circa 1400 edifici l’anno ed i progetti ormai ci giungono da tutte le parti d’Italia. Lo stesso sistema di certificazione, in questi 13 anni di vita, è stato oggetto di una costante evoluzione e oggi CasaClima non è più solamente un attestato di prestazione energetica, bensì una certificazione di qualità e di sostenibilità, che non guarda solo le mere prestazioni energetiche di un edificio, ma cerca di guardare anche a tutti gli altri aspetti del sistema edificio.
Lo standard CasaClima è partito dal concetto di efficienza dell’involucro, cercando cioè di minimizzare le perdite termiche, successivamente il protocollo è stato ampliato aggiungendo requisiti di efficienza complessiva e dunque valutando anche gli elementi che riguardano l’impianto di riscaldamento, la produzione di acqua calda sanitaria, il raffrescamento, la ventilazione meccanica controllata, tenendo conto del fabbisogno energetico per tutte queste funzionalità.
Un altro sviluppo importante di questi anni riguarda le certificazioni di sostenibilità, dove viene valutato anche l’impatto ecologico dei materiali, la qualità indoor, il comfort acustico e tutta un’altra serie di indicatori ambientali, che poi si ripercuotono su quelle che sono le tecnologie, i prodotti utilizzati, i materiali, etc.
Questo sviluppo è stato nel tempo accompagnato e reso possibile anche da un’ampia offerta formativa per i professionisti dell’edilizia sostenibile. Informare e formare tutti gli attori coinvolti in questo processo, dalla progettazione fino all’esecuzione, per diffondere questa cultura, è ovviamente fondamentale: in tutti questi anni i partecipanti ai corsi di formazione sono stati più di 30.000, abbiamo creato anche un master di secondo livello universitario che ha licenziato più di 1300 consulenti CasaClima, che oggi operano su tutto il territorio nazionale».

Quali sono i cambiamenti più importanti che avete osservato dal punto di vista tecnologico in questi anni, sia per quanto riguarda l’involucro, sia per gli impianti?

«Possiamo dire che oggi il più grande potenziale di ottimizzazione si trova nella parte impiantistica, che deve essere però affiancata ad una progettazione integrata, dove è necessario concepire gli edifici come un’integrazione tra edificio, impianto e utente, per fare in modo che il risultato complessivo sia ottimale.
Proprio gli edifici ad energia quasi zero permettono anche, per quanto riguarda la parte impiantistica, l’utilizzo di tecnologie innovative, che integrano funzionalità di riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda sanitaria e VMC, per massimizzare il risparmio energetico.
Restando sempre nel comparto dell’impiantistica, un altro aspetto in continua evoluzione, riguarda i sistemi alimentati da fonti rinnovabili, come ad esempio pompe di calore, biomasse e fotovoltaico.
Per quanto riguarda invece la parte passiva, sono sicuramente interessanti gli intonaci termoisolanti basati su nanotecnologie, anche in questo caso in costante evoluzione.
Un altro aspetto, è la parziale cooperazione di componenti passivi con componenti attivi: basti pensare, ad esempio, alle finestre che integrano già la funzionalità di VMC o di ombreggiatura monitorata».

Il più grosso scalino da superare per chi si approccia a questo mondo riguarda il prezzo: un edificio costruito con questi criteri rappresenta infatti un investimento iniziale molto importante ed ha generalmente un prezzo molto più alto nonostante possa essere successivamente ammortizzato nel tempo. Si arriverà prossimamente al punto in cui costruire una casa passiva avrà un prezzo paragonabile a quello di un edificio “tradizionale”?

«Premesso che basta seguire la normativa nazionale per accorgersi dell’impossibilità di costruire una casa nuova con standard obsoleti, lo standard minimo previsto dalla legge è molto vicino a quello di una CasaClima, che quindi non dovrebbe costare di più, ma dipende poi fino a dove ci si vuole spingere. Ad esempio, se volessi costruire una CasaClima A, mi costerebbe qualche migliaia di Euro in più proprio perché è sopra a quelli che sono i requisiti minimi.
Queste poche migliaia di Euro in più che dovrei spendere rappresentano l’1% del costo totale, ma tutto ciò, nel tempo, trova una ammortizzazione. Bisogna poi considerare anche aspetti come l’eliminazione di muffa e condensa e soprattutto l’elevato comfort abitativo, che fanno la differenza per chi abita l’edificio.
La differenza fondamentale sta nel fatto che noi facciamo non solo il controllo del progetto, ma anche i controlli in cantiere, per garantire un’elevatissima qualità dell’esecuzione, che contribuisce poi al mantenimento del valore dell’immobile nel tempo».

Si può quindi dire che i prezzi si sono già abbassati?


«Una CasaClima non deve costare di più. Oggi, già rispettando solo quelli che sono i requisiti minimi previsti dalla normativa, si nota come questi corrispondano a quelli previsti per una CasaClima, poi ovviamente dipende anche dalla scelta dei materiali, dai sistemi costruttivi ma questo dovrebbe sempre essere paragonato ad un sistema di costruzione “tradizionale” analogo».

Ci spiega in poche parole quali sono le differenze tra la certificazione per i nuovi edifici e quella per gli edifici riqualificati?



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