Focus Rinnovabili

12.11.2024

Assoclima sollecita il Governo per misure efficaci sulle pompe di calore: rischi e opportunità per un settore strategico

Il Presidente di Assoclima, Maurizio Marchesini, ha sottolineato come l’Italia non possa permettersi di perdere un polo d’eccellenza che si distingue per la sua rilevanza strategica sia a livello economico che ambientale

In una lettera aperta indirizzata al Governo e pubblicata su Il Sole 24 Ore, Assoclima – l’Associazione che rappresenta 87 aziende italiane della climatizzazione – lancia un appello per emendare il testo attuale della legge di bilancio 2025.

Secondo Assoclima, la legislazione così com’è potrebbe compromettere gravemente uno dei pochi settori industriali italiani leader nella transizione energetica a livello globale: quello delle pompe di calore elettriche. Il Presidente di Assoclima, Maurizio Marchesini, ha sottolineato come l’Italia non possa permettersi di perdere un polo d’eccellenza che si distingue per la sua rilevanza strategica sia a livello economico che ambientale.

Un settore in difficoltà: crollo delle vendite e perdita di competitività

Gli ultimi due anni hanno evidenziato un significativo calo delle vendite di pompe di calore in Italia e in Europa. Nel primo semestre del 2024, le vendite europee hanno registrato una diminuzione del 47% rispetto all’anno precedente; in Italia, il mercato ha subito un crollo del 70% dal 2022 al 2024, nonostante l’importanza di queste tecnologie nella transizione verso un’energia sostenibile.

Le ragioni di questo declino sono molteplici: dalla fine del Superbonus, che incentivava la riqualificazione energetica, ai nuovi regimi di sostegno per i consumatori, fino al costo competitivo del gas rispetto all’energia elettrica. 

Senza misure correttive adeguate, questo trend negativo potrebbe continuare, minando il contributo del settore agli obiettivi climatici nazionali.

Proposte di Assoclima: incentivi più mirati alle pompe di calore per favorire una crescita sostenibile

Associlima propone una revisione degli incentivi per le pompe di calore, rendendoli più accessibili e mirati a sostenere famiglie e edifici ad alto consumo energetico. Tali incentivi non solo contribuirebbero alla diffusione di tecnologie più sostenibili, ma avrebbero anche un impatto diretto sulla riduzione della dipendenza italiana dal gas. 

In generale, incentivi strutturati sarebbero cruciali per:

  • Rilanciare il settore: facilitare la ripresa di un’industria strategica per l’economia italiana e stimolare nuovi investimenti nella tecnologia delle pompe di calore, favorendo la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico;
  • Ridurre la dipendenza dal gas: sostenendo la diffusione delle pompe di calore si contribuirebbe a una maggiore autonomia energetica e alla decarbonizzazione, in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC);
  • Proteggere i consumatori dalle fluttuazioni dei prezzi energetici: l’integrazione delle pompe di calore con le energie rinnovabili consentirebbe una riduzione dei costi energetici, proteggendo famiglie e imprese dalle oscillazioni dei prezzi del gas;
  • Migliorare la qualità dell’aria: il passaggio a sistemi di riscaldamento non basati su combustibili fossili ridurrebbe significativamente le emissioni di particolato, migliorando la qualità dell’aria, soprattutto nelle aree del Nord Italia, tra le più inquinate d’Europa.

Il ruolo cruciale delle pompe di calore per la transizione energetica italiana

Assoclima evidenzia che la produzione di pompe di calore rappresenta uno dei pochi settori industriali italiani che concorrono alla reindustrializzazione sostenibile, con l’Europa in posizione di leadership mondiale.

Con una domanda interna che copre il 73% del fabbisogno europeo, l’Italia gioca un ruolo di primo piano: il comparto occupa oltre 7500 persone e genera un fatturato annuo di 2,7 miliardi di euro. Considerando anche l’indotto, questi numeri diventano ancora più significativi. 

Marchesini sottolinea come, in un contesto globale dove Europea e Italia faticano a mantenere competitività rispetto a Paesi come Cina e Stati Uniti, sia indispensabile non trascurare il sostegno a settori chiave.

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