Focus Efficienza Energetica
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Bollette in aumento e 11 milioni di euro sprecati se l’Italia non dismette il gas a favore delle soluzioni a zero emissioni
Uno studio di Carbon Tracker dimostra che le tecnologie a zero emissioni sono più competitive del gas
Gli investimenti per la realizzazione di nuove centrali a gas in Italia porterebbero allo spreco di quasi 11 milioni di euro e all’inasprimento delle bollette dei consumatori. È ciò che emerge dallo studio pubblicato da Carbon Tracker Initiative, gruppo finanziario indipendente che realizza analisi approfondite sull’impatto della transizione energetica sui mercati di capitale e del potenziale investimento in combustibili fossili.
Sebbene le tecnologie ad emissioni zero garantirebbero una rete energetica sicura e a costi meno elevati, l’Italia ha in programma diversi progetti per la realizzazione di nuove centrali a gas per una capacità complessiva di 14GW, che oltre a portare ad una grave perdita di capitali e allo spreco della possibilità di ridurre i costi dei consumi domestici di energia elettrica, rappresenterebbero un ulteriore ostacolo al raggiungimento degli obiettivi climatici del paese.
Catharina Hillenbrand Von Der Neyen, Responsabile Power & Utilities presso Carbon Tracker, sostiene che “l’Italia commetterebbe un errore sostituendo le centrali a carbone con quelle a gas poiché, se le utility porteranno avanti i loro piani di costruzione di nuovi impianti a gas, penalizzeranno i consumatori e renderanno più difficile raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. I piani di costruzione di grandi centrali a gas sollevano questioni sulla leadership del Regno Unito e dell’Italia nella lotta al cambiamento climatico mentre si preparano a co-ospitare il vertice sul clima COP26 che si terrà quest’anno”.
Anche nel Regno Unito vi è una situazione simile al caso italiano poiché, nonostante la pubblicazione di uno studio che mostra come anche in quel caso un portafoglio di rinnovabili può offrire fin da subito alla rete elettrica lo stesso livello di servizi delle centrali a gas ma con un costo inferiore, gli operatori elettrici britannici sembrano comunque intenzionati a installare nuove centrali a gas per 11GW, che porterebbero il paese a produrre 18 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 5% delle emissioni di gas serra totali del Regno Unito nel 2019.
Con il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima elaborato dall’Italia, il governo italiano ha deciso di impegnarsi nella promozione dell’uso dell’energia pulita al costo più basso possibile, sulla base degli obiettivi climatici nazionali dell’Unione Europea, per migliorare inoltre l’indipendenza energetica del paese, che ha già stabilito che entro il 2025 le ultime centrali a carbone verranno chiuse, nonostante per il prossimo decennio le utility prevedano di costruire nuove centrali a gas.
Un portafoglio rinnovabili, che combina tecnologie a zero emissioni (come parchi eolici onshore e offshore, impianti fotovoltaici su scala industriale, batterie di accumulo dell’energia) consentirebbe all’Italia di ridurre non sono le emissioni ma anche l’importo delle bollette, rinunciando agli elevati costi che richiedono le importazioni di gas.
L’analisi di Carbon Tracker calcola che un portafoglio di rinnovabili garantirebbe servizi della rete identici rispetto a una moderna centrale termoelettrica a ciclo combinato ma ad un costo inferiore, fornendo la stessa quantità mensile di energia, soddisfacendo la richiesta nelle 50 ore di picco della domanda e offrendo lo stesso livello di flessibilità della rete.
Il rischio della scelta del gas è quello di generare un aumento nelle bollette dei consumatori italiani e di non arrivare alla riduzione del 60% delle emissioni entro il 2030 come invece l’Italia aveva precedentemente stabilito. Le nuove centrali a gas produrrebbero infatti 18 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalenti al 6% delle emissioni di gas serra totali dell’Italia nel 2019.
Come evidenzia Michele Governatori, Energy Programme Lead, ECCO Think Tank, per l’Italia “puntare in questo contesto su nuova produzione termoelettrica per garantire la sicurezza del sistema elettrico sarebbe contraddittorio e, alla luce di questo studio, più costoso rispetto a un mix corretto di rinnovabili, accumuli e efficienza”.
Secondo Carbon Tracker, per l’Italia l’ottimale mix di tecnologie a zero emissioni dovrebbe essere composto da un portafoglio rinnovabile così organizzato:
-31% centrali fotovoltaiche – per generare energia sufficiente per la maggior parte della giornata;
-17% parchi eolici onshore – completando gli impianti fotovoltaici e garantendo energia elettrica durante le ore notturne;
-16% batterie di accumulo elettrico – essenziali per rispondere alla domanda delle ore di punta;
-27% demand response – riducendo la necessità di generazione di energia spostando il consumo;
-9% efficienza energetica – con opportunità di ristrutturazione di vecchi edifici.
Per arrivare agli obiettivi climatici ed energetici preposti, l’Italia ha un urgente bisogno di riforme di mercato che supportino l’utilizzo delle tecnologie a zero emissioni, che come si è visto potrebbero offrire gli stessi servizi delle centrali a gas, ma addirittura con un costo inferiore. Un altro motivo per cui scegliere le tecnologie ad emissioni zero sarebbe una svolta economicamente ed energeticamente strategica è che i loro costi continueranno a diminuire, mentre le centrali a gas continueranno ad essere esposte alla volatilità dei prezzi del gas e all’aumento del prezzo del carbonio, come è accaduto recentemente. Ora sta al governo e agli operatori energetici italiani fare la scelta più giusta, sia per il clima che per i consumatori.
Sebbene le tecnologie ad emissioni zero garantirebbero una rete energetica sicura e a costi meno elevati, l’Italia ha in programma diversi progetti per la realizzazione di nuove centrali a gas per una capacità complessiva di 14GW, che oltre a portare ad una grave perdita di capitali e allo spreco della possibilità di ridurre i costi dei consumi domestici di energia elettrica, rappresenterebbero un ulteriore ostacolo al raggiungimento degli obiettivi climatici del paese.
Catharina Hillenbrand Von Der Neyen, Responsabile Power & Utilities presso Carbon Tracker, sostiene che “l’Italia commetterebbe un errore sostituendo le centrali a carbone con quelle a gas poiché, se le utility porteranno avanti i loro piani di costruzione di nuovi impianti a gas, penalizzeranno i consumatori e renderanno più difficile raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. I piani di costruzione di grandi centrali a gas sollevano questioni sulla leadership del Regno Unito e dell’Italia nella lotta al cambiamento climatico mentre si preparano a co-ospitare il vertice sul clima COP26 che si terrà quest’anno”.
Anche nel Regno Unito vi è una situazione simile al caso italiano poiché, nonostante la pubblicazione di uno studio che mostra come anche in quel caso un portafoglio di rinnovabili può offrire fin da subito alla rete elettrica lo stesso livello di servizi delle centrali a gas ma con un costo inferiore, gli operatori elettrici britannici sembrano comunque intenzionati a installare nuove centrali a gas per 11GW, che porterebbero il paese a produrre 18 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 5% delle emissioni di gas serra totali del Regno Unito nel 2019.
Con il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima elaborato dall’Italia, il governo italiano ha deciso di impegnarsi nella promozione dell’uso dell’energia pulita al costo più basso possibile, sulla base degli obiettivi climatici nazionali dell’Unione Europea, per migliorare inoltre l’indipendenza energetica del paese, che ha già stabilito che entro il 2025 le ultime centrali a carbone verranno chiuse, nonostante per il prossimo decennio le utility prevedano di costruire nuove centrali a gas.
Un portafoglio rinnovabili, che combina tecnologie a zero emissioni (come parchi eolici onshore e offshore, impianti fotovoltaici su scala industriale, batterie di accumulo dell’energia) consentirebbe all’Italia di ridurre non sono le emissioni ma anche l’importo delle bollette, rinunciando agli elevati costi che richiedono le importazioni di gas.
L’analisi di Carbon Tracker calcola che un portafoglio di rinnovabili garantirebbe servizi della rete identici rispetto a una moderna centrale termoelettrica a ciclo combinato ma ad un costo inferiore, fornendo la stessa quantità mensile di energia, soddisfacendo la richiesta nelle 50 ore di picco della domanda e offrendo lo stesso livello di flessibilità della rete.
Il rischio della scelta del gas è quello di generare un aumento nelle bollette dei consumatori italiani e di non arrivare alla riduzione del 60% delle emissioni entro il 2030 come invece l’Italia aveva precedentemente stabilito. Le nuove centrali a gas produrrebbero infatti 18 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalenti al 6% delle emissioni di gas serra totali dell’Italia nel 2019.
Come evidenzia Michele Governatori, Energy Programme Lead, ECCO Think Tank, per l’Italia “puntare in questo contesto su nuova produzione termoelettrica per garantire la sicurezza del sistema elettrico sarebbe contraddittorio e, alla luce di questo studio, più costoso rispetto a un mix corretto di rinnovabili, accumuli e efficienza”.
Secondo Carbon Tracker, per l’Italia l’ottimale mix di tecnologie a zero emissioni dovrebbe essere composto da un portafoglio rinnovabile così organizzato:
-31% centrali fotovoltaiche – per generare energia sufficiente per la maggior parte della giornata;
-17% parchi eolici onshore – completando gli impianti fotovoltaici e garantendo energia elettrica durante le ore notturne;
-16% batterie di accumulo elettrico – essenziali per rispondere alla domanda delle ore di punta;
-27% demand response – riducendo la necessità di generazione di energia spostando il consumo;
-9% efficienza energetica – con opportunità di ristrutturazione di vecchi edifici.
Per arrivare agli obiettivi climatici ed energetici preposti, l’Italia ha un urgente bisogno di riforme di mercato che supportino l’utilizzo delle tecnologie a zero emissioni, che come si è visto potrebbero offrire gli stessi servizi delle centrali a gas, ma addirittura con un costo inferiore. Un altro motivo per cui scegliere le tecnologie ad emissioni zero sarebbe una svolta economicamente ed energeticamente strategica è che i loro costi continueranno a diminuire, mentre le centrali a gas continueranno ad essere esposte alla volatilità dei prezzi del gas e all’aumento del prezzo del carbonio, come è accaduto recentemente. Ora sta al governo e agli operatori energetici italiani fare la scelta più giusta, sia per il clima che per i consumatori.