Speciale 82
Criteri di progettazione di una casa passiva
Articolo di A cura di: Gianpaolo Forese, architetto

Casa Passiva, dal modello costruttivo a quello imprenditoriale

Il termine casa passiva viene utilizzato negli ultimi anni con sempre maggior frequenza. E’ la traduzione di Passiv Haus, rivelando quindi la provenienza nord europea della tecnologia da cui deriva.

La casa passiva è, tecnicamente, un edificio che copre la maggior parte del suo fabbisogno energetico per il riscaldamento o il raffrescamento ricorrendo a dispositivi passivi. In altre parole, è una casa che si assicura il benessere termico non attraverso caldaie, termosifoni, o normali sistemi di produzione e distribuzione del calore, ma ricorrendo a un involucro sostanzialmente non disperdente e garantendosi il minimo apporto di calore in modo passivo, sfruttando il calore generato dalle persone che la abitano, degli elettrodomestici che vengono utilizzati o mediante l’irraggiamento solare delle pareti finestrate.

La riproposizione alle nostre latitudini di tecniche provenienti da altri luoghi comporta la necessità di adattamenti della tecnica stessa al contesto; per esempio, le problematiche e il contributo energetico di una casa passiva in Italia risultano più consistenti in estate che in inverno.

Da sempre, le culture locali relative alla costruzione degli edifici hanno tenuto conto di alcune regole elementari per migliore la salubrità e le prestazioni energetiche dei fabbricati. Anche nel nostro paese, l’attenzione all’esposizione solare, alla disposizione dei locali, agli spessori murari, alla scelta dei sistemi per l’apporto di calore e al loro posizionamento, pur con grande economicità di mezzi, hanno contribuito, nella nostra storia, a rendere più confortevoli le abitazioni.

Nel nostro paese, dagli anni ’60, e ancora fino a pochi anni fa, abbiamo assistito a una continua crescita del mercato immobiliare: l’utilizzo superficiale di tecniche e materiali nuovi, la bassa specializzazione della manodopera, la mancata industrializzazione del processo produttivo, hanno comportato un impoverimento della qualità generale del costruito e in particolare della capacità delle abitazioni di essere confortevoli, sane, accoglienti.

L’incredibile quota del patrimonio abitativo realizzato in questo periodo paga un deficit importante in termini di prestazioni energetiche. Il fabbisogno energetico medio degli edifici in Italia viene calcolato in 180 kWh/m2, contro i 160 kWh/m2 della Spagna e i 150 kWh/m2 della Francia – non consideriamo i dati dei paesi nordici! -  ed è responsabile del 36% dei consumi energetici complessivi italiani.

L’attenzione alle soluzioni relative al contenimento dei consumi energetici che si riscontra oggi nel mercato edilizio, deriva, da un lato, dall’introduzione di normative, di derivazione europea (vedi anche DIR. 31/2010/EU), che hanno imposto una riduzione dei consumi energetici degli edifici. D’altra parte, l’evidente scarsità delle fonti energetiche, l’inquinamento ambientale e l’aumento dei costi dell’energia, hanno contribuito a una crescente e generale consapevolezza delle problematiche relative alla sostenibilità ambientale e al futuro del pianeta.

Alla luce di questi aspetti, anche nel nostro paese si sta diffondendo la costruzione di case passive. Abbiamo voluto incontrare una realtà imprenditoriale locale, attiva nel settore delle costruzioni e cresciuta sostanzialmente con il mercato della casa passiva, per capire lo stato dell’arte di questa tecnologia e metterne a fuoco problematiche e punti di forza.

La BioEsse di San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova, è condotta da due fratelli, attivi da tempo nel settore edile come artigiani termotecnici, che poco più di una decina di anni fa hanno cominciato l’attività di costruttori edili, muovendosi da subito nel settore della casa passiva. Facciamo nostre le considerazioni emerse nel corso di un colloquio con uno dei due soci, Andrea Scarabello, limitandoci a esporre la loro storia aziendale e il loro modo di operare e posticipando ad altra occasione la valutazione complessiva di quanto da loro proposto e il confronto con altri approcci operativi alla costruzione della casa passiva.


L’avvio


Lo spunto per il cambio di attività si è presentato quando i fratelli Scarabello dovevano realizzare la casa di abitazione per se stessi. Le conoscenze tecniche e normative sulle dispersioni energetiche, specifiche della loro professione di artigiani termotecnici, avevano stimolato gli Scarabello a realizzare una casa con coibentazioni importanti per ottenere minime dispersioni termiche.

Per questo si sono rivolti ai loro fornitori attivi in Austria nella realizzazione di case passive e macchine per il controllo dell’aria, chiedendo loro una formazione specifica per costruire da soli la loro casa, acquisendo contemporaneamente una nuova specializzazione. La prima mossa del loro percorso di apprendimento fu quella di comprendere l’importanza della traspirabilità dell’involucro.

I loro referenti evidenziarono che la realizzazione di pareti in cls con coibentazione in EPS - quindi non traspiranti - era stata abbandonata anche nell’uso agricolo, avendo riscontrato che perfino i maiali rendevano meno se inseriti in stalle che, se prive di ricambi d’aria adeguati, non avessero una capacità minima di scambio di umidità con l’esterno. Nel caso di malfunzionamento della ventilazione forzata, era necessario comunque  assicurare livelli di vivibilità minimi degli ambienti. La prima scelta fu quindi quella di utilizzare strutture portanti e pareti in legno con materiali coibenti traspiranti.



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