Speciale 70
I nuovi terminali per la distribuzione del caldo/freddo
Alcuni contenuti di questo speciale:
Intervista
Creare il giusto comfort in tutte le stagioni, scegliendo i terminali adatti
Quella di Galletti è una storia che dura da più di un secolo e parte da una piccola officina per la lavorazione del ferro in provincia di Bologna, nel 1906. Oggi Galletti è un marchio italiano sinonimo di efficienza e tecnologia avanzata per la climatizzazione.
Per questo Speciale non potevamo quindi non rivolgerci al suo direttore tecnico, Alessandro Casolari, che in questa interessante e dettagliata intervista ci spiega come districarsi al meglio tra le diverse scelte impiantistiche e tecnologiche.
Dott. Casolari, in breve, quali sono gli aspetti fondamentali di cui un progettista dovrebbe tenere conto nella scelta dei terminali?
«La prima cosa a cui si presta usualmente attenzione sono le condizioni di lavoro degli stessi, in termini di temperatura/umidità dell’aria e del fluido termovettore. Limitandosi ai soli parametri “termo fisici” si corre però il rischio di commettere grossolani errori, non tanto per difetto di “potenza resa” ma per mancanza del livello di comfort percepito (e atteso) dall’utente finale.
In altri termini, assicurare le prestazioni termiche richieste è solo la condizione minima per garantire il comfort ambientale. Altrettanto (se non maggiormente) importante è capire quali siano le esigenze di comfort acustico legate all’ambiente da climatizzare, in funzione della sua destinazione d’uso e del livello qualitativo dell’ambiente stesso. In molti casi è fondamentale un approccio alla selezione dei terminali dove le “dimensioni” del terminale sono, di fatto, determinate dai livelli sonori richiesti piuttosto che dalla potenza termica.
Altro aspetto importante è la distribuzione dell’aria: l’esperienza insegna che un terminale da incasso con relativo sistema di distribuzione dell’aria permette una distribuzione dell’aria molto equilibrata, in termini di velocità di immissione e “lavaggio” dell’ambiente, sia in fase invernale sia in fase estiva.
Altro fattore importante nella scelta del terminale “ideale” per l’applicazione è certamente la tipologia di utilizzo dell’ambiente da climatizzare. L’occupazione saltuaria degli ambienti (per la loro destinazione d’uso oppure per le abitudini degli occupanti, nel caso del residenziale) certamente dovrebbe orientare verso la selezione di un terminale dinamico a bassa inerzia, in grado di portare le condizioni ambientali a livelli di comfort in breve tempo, senza l’onere di dover necessariamente climatizzare gli ambienti per tutto il tempo durante il quale essi non sono occupati (pensiamo ad esempio alla climatizzazione estiva con pavimenti radianti).
Non vanno trascurati infine i parametri di qualità dell’aria indoor (pensiamo ai livelli di CO2 e VOC) che la scuola di climatizzazione del nord Europa (in particolare) ha da tempo individuato come uno dei fattori che determina il comfort percepito (ed anche, se vogliamo, la performance degli occupanti).
Purtroppo questi criteri progettuali, che fanno certamente parte del bagaglio culturale dei progettisti del settore, si scontrano spesso con una pratica che è vincolata innanzitutto al rispetto dei parametri di costo».
Gli standard di isolamento termico nell’edilizia moderna sono sempre più alti, ma nelle ristrutturazioni raggiungere gli stessi livelli del nuovo è spesso impossibile o troppo costoso, in questo caso, quali sono gli aspetti che dovrebbero portare alla scelta della tipologia impiantistica?
«In generale, specie per ambienti con occupazione saltuaria o pressoché nulla in gran parte della giornata, a nostro avviso occorre orientarsi verso un terminale dinamico a bassa inerzia, che possa lavorare con bassa differenza di temperatura fra aria ambiente e fluido termovettore. In altri termini, occorre garantire – specie in fase invernale - un apporto termico sufficiente, anche operando con temperature del fluido non elevate. In tal senso, a nostro avviso, non è prudente rinunciare alla convezione (naturale e forzata) optando per il solo irraggiamento.
Un terminale in grado di operare, se necessario, con convezione forzata permette certamente di superare i transitori critici in breve tempo, senza creare discomfort ambientale ed anche, se correttamente selezionato, con un livello acustico ottimale. L’elettronica di controllo, in queste applicazioni, permette una gestione ottimale della commutazione fra convezione naturale e forzata, limitando le emissioni sonore al minimo indispensabile soltanto, come dicevamo, nelle fasi critiche.
In tal senso Galletti SpA sta portando avanti un interessante progetto di collaborazione con l’Università di Bologna, nell’ambito di un progetto Europeo che ha per oggetto proprio la riqualificazione energetica degli edifici esistenti».
L’utilizzo di pompe di calore impone, per ottenere un risparmio energetico vero, l’utilizzo di terminali a bassa temperatura. Secondo lei qual è la soluzione migliore?
«In estrema sintesi, la soluzione migliore è quella che permette di creare comfort in ogni fase stagionale. Occorre in altri termini che la “soluzione migliore” permetta di riscaldare e raffreddare, ma anche di deumidificare e filtrare l’aria, che consenta un livello di rinnovo adeguato, sulla base dell’effettiva necessità di diluizione dei contaminanti ambientali. Occorre che la soluzione impiantistica consenta la massima flessibilità rispetto all’occupazione reale degli ambienti, modificando le proprie condizioni di lavoro (per esempio modificando i set point sull’acqua in senso energeticamente favorevole) grazie ad un monitoraggio costante delle condizioni di carico reali. Da molti anni Galletti ha elaborato soluzioni di regolazione che integrano fra loro terminali e pompe di calore, proprio nell’ottica di cui sopra. In altri termini, è possibile che in alcune condizioni critiche si debba operare con temperature mediamente più elevate: la cosa fondamentale è essere in grado di evitare ciò quando non sia strettamente necessario, adattando le condizioni di lavoro alle reali esigenze dell’impianto, quali si possono ricavare non da una curva climatica preimpostata, ma dal monitoraggio continuo delle condizioni operative di tutti i terminali».
Vi sono alcune tipologie edilizie dove è essenziale scegliere un certo tipo di impianto?
«Questo è certamente vero: esistono moltissime applicazioni nelle quali la tipologia di impianto è pressoché obbligata (pensiamo all’ospedaliero, al settore alimentare, al settore farmaceutico, alle applicazioni navali ecc…). In tutti questi casi il gruppo Galletti – e questo rappresenta uno dei suoi punti di forza – è certamente un interlocutore qualificato e in grado di offrire una proposta quanto mai ampia ed articolata. Crediamo però anche che i tempi siano maturi per sperimentare alcune soluzioni che certamente non fanno parte delle “abitudini progettuali” consolidate (...)».
Per questo Speciale non potevamo quindi non rivolgerci al suo direttore tecnico, Alessandro Casolari, che in questa interessante e dettagliata intervista ci spiega come districarsi al meglio tra le diverse scelte impiantistiche e tecnologiche.
Dott. Casolari, in breve, quali sono gli aspetti fondamentali di cui un progettista dovrebbe tenere conto nella scelta dei terminali?
«La prima cosa a cui si presta usualmente attenzione sono le condizioni di lavoro degli stessi, in termini di temperatura/umidità dell’aria e del fluido termovettore. Limitandosi ai soli parametri “termo fisici” si corre però il rischio di commettere grossolani errori, non tanto per difetto di “potenza resa” ma per mancanza del livello di comfort percepito (e atteso) dall’utente finale.
In altri termini, assicurare le prestazioni termiche richieste è solo la condizione minima per garantire il comfort ambientale. Altrettanto (se non maggiormente) importante è capire quali siano le esigenze di comfort acustico legate all’ambiente da climatizzare, in funzione della sua destinazione d’uso e del livello qualitativo dell’ambiente stesso. In molti casi è fondamentale un approccio alla selezione dei terminali dove le “dimensioni” del terminale sono, di fatto, determinate dai livelli sonori richiesti piuttosto che dalla potenza termica.
Altro aspetto importante è la distribuzione dell’aria: l’esperienza insegna che un terminale da incasso con relativo sistema di distribuzione dell’aria permette una distribuzione dell’aria molto equilibrata, in termini di velocità di immissione e “lavaggio” dell’ambiente, sia in fase invernale sia in fase estiva.
Altro fattore importante nella scelta del terminale “ideale” per l’applicazione è certamente la tipologia di utilizzo dell’ambiente da climatizzare. L’occupazione saltuaria degli ambienti (per la loro destinazione d’uso oppure per le abitudini degli occupanti, nel caso del residenziale) certamente dovrebbe orientare verso la selezione di un terminale dinamico a bassa inerzia, in grado di portare le condizioni ambientali a livelli di comfort in breve tempo, senza l’onere di dover necessariamente climatizzare gli ambienti per tutto il tempo durante il quale essi non sono occupati (pensiamo ad esempio alla climatizzazione estiva con pavimenti radianti).
Non vanno trascurati infine i parametri di qualità dell’aria indoor (pensiamo ai livelli di CO2 e VOC) che la scuola di climatizzazione del nord Europa (in particolare) ha da tempo individuato come uno dei fattori che determina il comfort percepito (ed anche, se vogliamo, la performance degli occupanti).
Purtroppo questi criteri progettuali, che fanno certamente parte del bagaglio culturale dei progettisti del settore, si scontrano spesso con una pratica che è vincolata innanzitutto al rispetto dei parametri di costo».
Gli standard di isolamento termico nell’edilizia moderna sono sempre più alti, ma nelle ristrutturazioni raggiungere gli stessi livelli del nuovo è spesso impossibile o troppo costoso, in questo caso, quali sono gli aspetti che dovrebbero portare alla scelta della tipologia impiantistica?
«In generale, specie per ambienti con occupazione saltuaria o pressoché nulla in gran parte della giornata, a nostro avviso occorre orientarsi verso un terminale dinamico a bassa inerzia, che possa lavorare con bassa differenza di temperatura fra aria ambiente e fluido termovettore. In altri termini, occorre garantire – specie in fase invernale - un apporto termico sufficiente, anche operando con temperature del fluido non elevate. In tal senso, a nostro avviso, non è prudente rinunciare alla convezione (naturale e forzata) optando per il solo irraggiamento.
Un terminale in grado di operare, se necessario, con convezione forzata permette certamente di superare i transitori critici in breve tempo, senza creare discomfort ambientale ed anche, se correttamente selezionato, con un livello acustico ottimale. L’elettronica di controllo, in queste applicazioni, permette una gestione ottimale della commutazione fra convezione naturale e forzata, limitando le emissioni sonore al minimo indispensabile soltanto, come dicevamo, nelle fasi critiche.
In tal senso Galletti SpA sta portando avanti un interessante progetto di collaborazione con l’Università di Bologna, nell’ambito di un progetto Europeo che ha per oggetto proprio la riqualificazione energetica degli edifici esistenti».
L’utilizzo di pompe di calore impone, per ottenere un risparmio energetico vero, l’utilizzo di terminali a bassa temperatura. Secondo lei qual è la soluzione migliore?
«In estrema sintesi, la soluzione migliore è quella che permette di creare comfort in ogni fase stagionale. Occorre in altri termini che la “soluzione migliore” permetta di riscaldare e raffreddare, ma anche di deumidificare e filtrare l’aria, che consenta un livello di rinnovo adeguato, sulla base dell’effettiva necessità di diluizione dei contaminanti ambientali. Occorre che la soluzione impiantistica consenta la massima flessibilità rispetto all’occupazione reale degli ambienti, modificando le proprie condizioni di lavoro (per esempio modificando i set point sull’acqua in senso energeticamente favorevole) grazie ad un monitoraggio costante delle condizioni di carico reali. Da molti anni Galletti ha elaborato soluzioni di regolazione che integrano fra loro terminali e pompe di calore, proprio nell’ottica di cui sopra. In altri termini, è possibile che in alcune condizioni critiche si debba operare con temperature mediamente più elevate: la cosa fondamentale è essere in grado di evitare ciò quando non sia strettamente necessario, adattando le condizioni di lavoro alle reali esigenze dell’impianto, quali si possono ricavare non da una curva climatica preimpostata, ma dal monitoraggio continuo delle condizioni operative di tutti i terminali».
Vi sono alcune tipologie edilizie dove è essenziale scegliere un certo tipo di impianto?
«Questo è certamente vero: esistono moltissime applicazioni nelle quali la tipologia di impianto è pressoché obbligata (pensiamo all’ospedaliero, al settore alimentare, al settore farmaceutico, alle applicazioni navali ecc…). In tutti questi casi il gruppo Galletti – e questo rappresenta uno dei suoi punti di forza – è certamente un interlocutore qualificato e in grado di offrire una proposta quanto mai ampia ed articolata. Crediamo però anche che i tempi siano maturi per sperimentare alcune soluzioni che certamente non fanno parte delle “abitudini progettuali” consolidate (...)».