Intervista

Creare le condizioni per uno sviluppo sostenibile delle tecnologie impiantistiche per la climatizzazione

Alberto Montanini, Direttore Normative e Rapporti Associativi di Immergas, è stato eletto presidente di Assotermica, l’associazione dei produttori di apparecchi e componenti per impianti termici, federata ad ANIMA, lo scorso 19 Febbraio. Assotermica unisce 62 imprese italiane che danno lavoro a 12.000 dipendenti e che realizzano complessivamente un fatturato di 2,5 miliardi, per oltre il 50% all’estero.

Dott. Montanini, ci eravamo lasciati all’ultima edizione di MCE, nel 2012, con una richiesta chiara e forte da parte del presidente Bonomi: incentivi per le rinnovabili termiche. Oggi questi incentivi sono arrivati con tre formule diverse: il conto termico, le detrazioni 65% e la nuovissima tariffa elettrica per le pompe di calore, siete soddisfatti?

«La richiesta del Presidente Bonomi, che nel 2012 aveva raccolto anche le nostre istanze, avveniva nel pieno del dibattito sul fotovoltaico e voleva portare l’attenzione sulle rinnovabili termiche, fino a quel momento pressoché trascurate nonostante i numerosi vantaggi in termini di costi e benefici.
Ora la situazione è fortunatamente diversa anche se gli incentivi che ha citato sono a diversi livelli di maturazione e, per almeno due di questi, si può dire che non siano ancora partiti.
Ad oggi la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici - che includono ad esempio la sostituzione di vecchi generatori con caldaie a condensazione o pompe di calore e la nuova installazione di pannelli solari termici – è l’unico strumento realmente percepito dal mercato perché è fruibile dall’utente finale senza troppe complicazioni.
Il conto termico, che a scanso di equivoci non è neppure confrontabile con gli incentivi dei passati conti elettrici del fotovoltaico, purtroppo soffre di un’eccessiva burocrazia, tra documentazione richiesta e passaggi autorizzativi con il GSE e mi risulta che non stia concretamente portando agli effetti sperati sul nostro settore; analogamente per la tariffa elettrica per le pompe di calore è in atto una consultazione dell’Autorità alla quale stiamo partecipando soprattutto per chiedere di inserire nella sperimentazione gli apparecchi ibridi con pompa di calore e caldaia».


A fronte di questi provvedimenti avete visto un miglioramento del mercato interno, almeno per quanto riguarda le aziende del settore clima-energia?

«E’ paradossale pensare che le nostre imprese esportino oltre il 50% delle loro produzioni di tecnologie ad alta efficienza e con fonti rinnovabili nei mercati esteri, ma trovino proprio nel mercato domestico le maggiori resistenze.
Incentivi stabili e duraturi e soprattutto una strategia energetica nazionale di lungo periodo, attuata con provvedimenti legislativi condivisi con l’industria, sono requisiti essenziali per consentirci di pianificare gli investimenti e competere in uno scenario globale.
L’Italia rimane un mercato importante, il secondo in Europa, anche se il mondo dell’edilizia, alla quale siamo legati a doppio filo, soffre da tempo e le nuove costruzioni sono in costante calo.
La riqualificazione è pertanto la fetta più importante del nostro business e le detrazioni fiscali stanno effettivamente stimolando una crescita delle tecnologie ad alta efficienza.
In questo contesto è opportuno anche segnalare che l’Europa non aspetta e recentemente sono stati pubblicati i Regolamenti di progettazione eco-compatibile degli apparecchi per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria, che spingeranno ancor più verso le nuove soluzioni impiantistiche».


Quali misure chiedete e cosa vi aspettate dal governo Renzi?

«Le principali misure che chiediamo, tralasciando i già citati incentivi che più in generale sono un investimento per l’economia del Paese, sono tese ad abbattere le cosiddette “barriere non economiche” all’installazione di tecnologie ad alta efficienza e fonti rinnovabili termiche.
Pensiamo ad esempio agli assurdi obblighi di copertura dei nuovi edifici con fonti rinnovabili, che rischiano di fissare dei limiti solo sulla carta, ma che sono impossibili da raggiungere con le principali tecnologie oggi a disposizione.
La linea di condotta italiana, per quanto riguarda il contesto delle rinnovabili, è controproducente, ma siamo ancora in tempo per cambiare la rotta, prendendo a riferimento altri Paesi europei che hanno gestito la questione in maniera più pragmatica. Si pensi alla Francia, per esempio, in cui si è deciso di puntare su di un sistema modulare, relazionando ogni tipologia di tecnologia a una specifica percentuale di produzione di energia, conforme al contesto di appartenenza. In Italia, invece, la percentuale di energia primaria prodotta con le rinnovabili è fissa, indipendentemente dalla tecnologia di riferimento. Serve un approccio flessibile, modulare e pragmatico
Pensiamo anche alla legislazione relativa all’evacuazione dei fumi di scarico degli impianti termici e alla possibilità di scaricare questi stessi fumi in facciata; la situazione è estremamente confusa e lascia spazio ad interpretazioni, noi riteniamo che una semplificazione di questa materia, che consenta alle caldaie a condensazione di scaricare a parete in ben determinate condizioni, possa consentire a questi prodotti a gas di ultima generazione di penetrare maggiormente laddove oggi esistono numerosi vincoli all’installazione.
In definitiva il nostro obiettivo, che è ciò che chiediamo al nuovo Governo, è quello di creare le condizioni perché vi sia uno sviluppo sostenibile delle molteplici tecnologie impiantistiche per la climatizzazione, che tutte le nostre aziende sono in grado di sviluppare.
La sostenibilità si raggiunge consentendo all’industria di poter far valere la propria opinione sui tavoli legislativi di riferimento mentre troppo spesso è messa a conoscenza solo quando i provvedimenti stanno per essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale.
Il ruolo di un’associazione infatti dovrebbe essere quello di far capire a tempo debito al legislatore quali sono le criticità e le potenzialità di un settore.
Scoprirlo solo a cose fatte è tardi e soprattutto non giova a nessuno».


Quali sono le novità più importanti che ha notato in fiera quest’anno?


«L'edizione 2014 di MCE è contraddistinta da un cambio di tendenza rispetto agli anni passati. Pare esserci meno la volontà di stupire privilegiando risposte concrete alle esigenze reali del mercato e dei professionisti».


Per concludere, le chiedo una battuta secca sulla crisi: è alle spalle o ci aspetta un altro periodo difficile?


«Sono ottimista per natura quindi dico che il peggio della crisi è passato, anche se la cautela è d’obbligo e le sfide anche associative per il prossimo futuro sono molte e impegnative».


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