Speciale 123
Lo stato dell’arte sugli edifici nZEB
Intervista a Stefano Faganello

Edifici nZEB e Direttiva 2010/31/UE: c’è ancora molto da fare per soddisfare la scadenza del 1° Gennaio 2021

La Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica in edilizia impone che tutti gli edifici privati di nuova costruzione, a partire dal 1° Gennaio 2021, rispecchino le caratteristiche degli edifici a energia quasi zero. Sono ancora molte però le difficoltà riscontrate dai professionisti del settore, che spesso trovano difficoltà nell’applicazione della normativa a causa, principalmente, degli scarsi strumenti a disposizione e della poca chiarezza nel recepimento della normativa.
 
Abbiamo approfondito l’argomento assieme all’Ing. Fagnello, Amministratore e Direttore Tecnico di EXRG srl, con il quale abbiamo ripercorso i punti salienti del concetto di nZEB per poi capire quali sono le difficoltà nel rispettare la direttiva e le tecnologie più virtuose in quest’ambito.
 
 
Ing. Faganello, da molto tempo si parla di edifici a energia quasi zero e di imminenza dell’entrata in vigore delle disposizioni. Ma quali sono le caratteristiche principali che un edificio nZEB deve avere per essere definito tale?
 
«Un edificio ad energia quasi zero deve essere un edificio intrinsecamente virtuoso, nel quale un’attenta progettazione architettonica, un’adeguata coibentazione e lo sfruttamento massimizzato delle risorse naturali gratuite contribuiscono al contenimento dei fabbisogni energetici nel massimo comfort per l’utilizzatore. Esempi di edifici nZEB sono gli edifici con standard passivo, nei quali ogni aspetto dell’involucro e dei suoi componenti è attentamente valutato nell’ottica energetica globale».
 
 
La normativa impone, per il settore privato, che tutti gli edifici di nuova costruzione debbano essere nZEB a partire dal 1° Gennaio 2021. A suo parere sarà possibile rispettare questa scadenza? Se sì, in che modo?
 
«Dal confronto quotidiano con il mercato e con i vari attori della filiera appare evidente che molto sia ancora da fare e poche le professionalità che hanno maturato negli ultimi anni un vero approccio all’edificio nZEB. Oggi, ancora troppo spesso, l’edificio a basso consumo è un edificio dove solo gli equilibri tra energia in input e in output sono compensati grazie all’autoproduzione, ma non è il reale fabbisogno specifico ad essere ridotto. Dobbiamo portare tendenzialmente a zero i fabbisogni, non coprirli con costose e ridondanti soluzioni tecnologiche. Penso che molto si debba ancora fare come approccio culturale, abbiamo molti esempi, e non solo esteri, ai quali far riferimento».
 
 
L’Italia si sta muovendo concretamente a supporto dei soggetti coinvolti, affinchè dispongano di tutti gli strumenti per rispettare tutti i punti della Direttiva 2010/31/UE?
 
«Uno dei problemi che più spesso riscontro è un ritardo nella definizione e nell’adeguamento normativo che coinvolge gran parte dei progettisti. Porre limiti stringenti comporta necessariamente la necessità di dotare e favorire la diffusione di strumenti di calcolo più efficaci e puntuali, quali la simulazione dinamica, che oggigiorno è ancora poco diffusa e non completamente riconosciuta dal mercato come sforzo di approfondimento tecnico/progettuale».
 
 
E qual è la situazione e il livello di aggiornamento degli altri Paesi europei?
 
«I paesi nord Europei, ad esempio, hanno saputo con anticipo cogliere la sfida dell’efficienza energetica ma, soprattutto, in maniera più coesa ed univoca. La complessità della normativa italiana, unica nel suo genere, non favorisce il raggiungimento dell’obiettivo finale in quanto è causa di molti dispendi di risorse e di attenzione che fanno perdere al professionista il focus».
 
 
Esistono dei meccanismi di finanziamento dedicati alle tecnologie per gli nZEB, nel nostro Paese, sia nel settore pubblico che in quello privato?
 
«Si parla di incentivi a partire dal 2018 legati direttamente al grado di efficienza raggiunto, questo sicuramente aiuterà il raggiungimento del miglior virtuosismo ma dovrà, al contempo, essere premiato l’ottenimento del vero comfort, sfida questa tutta da vincere».
 
Quali sono le tecnologie ideali da utilizzare per massimizzare l’autoconsumo e l’autosufficienza energetica?
 
«L’utilizzo combinato di sistemi in pompa di calore aria/acqua o acqua/acqua, con abbinamento a sistemi di produzione e stoccaggio di energia elettrica, congiuntamente ad apparecchiature di ventilazione meccanica atte a favorire una buona qualità dell’aria indoor, rappresentano oggi le soluzioni ideali. L’aggregato compatto Nilan, in particolare, da più di quindici anni soddisfa queste esigenze, tanto da essere più volte stato premiato in ambito internazionale come soluzione “all in one” negli edifici a standard nZEB in contesti quali ad esempio il Solar Dechatlon».
 
 
Quali sono, invece, i materiali a suo avviso ideali dal punto di vista edilizio?