Speciale 80
I sistemi di climatizzazione ibridi
Alcuni contenuti di questo speciale:
Articolo
di Ivan Spagnol, Aerfor Srl
I terminali ibridi: cosa sono e come funzionano
La definizione di terminale ibrido (Ventilconvettore+pannello radiante) sta a indicare un apparato composto da una parte che ha le caratteristiche del Ventilconvettore e da una parte che fa le funzioni di un pannello radiante.
Qualcuno potrebbe obiettare che quel “pannello radiante” in realtà può essere un vero e proprio radiatore ma questo è vero solo per alcuni dei prodotti in commercio che si definiscono ibridi.
Rimaniamo perciò sulla combinata Ventilconvettore+Pannello radiante. In riscaldamento la parte radiante viene attivata da una valvola deviatrice che fa affluire verso di essa il fluido caldo. In raffreddamento la parte radiante viene esclusa e la parte Ventilconvettore rimane attiva.
Ibrido attivo e passivo
Il convettore radiante (ibrido) è attivo quando la parte radiante immette calore nell’ambiente perché attraversato da un flusso di acqua calda. In qualche caso può essere anche riscaldato da un filamento elettrico ma qui abbiamo scelto di limitare la analisi ai terminali pensati per le costruzioni a basso consumo energetico. Il convettore radiante è invece “passivo” se la sua parte radiante viene riscaldata per immagazzinare calore da restituire all’ambiente quando il ventilatore si ferma. Questa caratteristica differenzia a grandi linee i terminali ibridi.
Facciamo un esempio.
Un radiatore, che trasmette nell’ambiente il calore che riceve dal fluido che lo attraversa, è un pannello radiante attivo. Può essere di vario tipo, dalla semplice serpentina in rame saldata su una lamiera portante o da una serpentina ricavata tra due lamiere sagomate e saldate tra loro o da un vero e proprio radiatore. La differenza tra questi “radiatori” sarà l’efficienza di scambio termico, il tempo di risposta o di “andata a regime”, la capacità di immagazzinare calore ovvero il calore massico. Più alto è questo valore maggiore è la qualità.
Se invece il pannello radiante è un corpo che viene riscaldato dal flusso di aria calda prodotto dalla componente “ventilconvettore”, per esempio un pannello di granito o agglomerato minerale intagliato in modo da aumentare la superficie lambita dall’aria calda che fuoriesce dalla macchina, abbiamo a che fare con un pannello radiante passivo.
La sua funzione sarà quella di immagazzinare il calore prodotto dalla macchina e ridistribuirlo, normalmente per convezione naturale, quando il ventilatore si ferma. Questo tipo di terminali ibridi hanno essenzialmente la funzione di “energy storage” e funzionano solo se il ventilconvettore funziona. In compenso hanno spesso dei pannelli radianti dal design raffinato che solletica l’attenzione degli architetti.
Qualcuno potrebbe obiettare che quel “pannello radiante” in realtà può essere un vero e proprio radiatore ma questo è vero solo per alcuni dei prodotti in commercio che si definiscono ibridi.
Rimaniamo perciò sulla combinata Ventilconvettore+Pannello radiante. In riscaldamento la parte radiante viene attivata da una valvola deviatrice che fa affluire verso di essa il fluido caldo. In raffreddamento la parte radiante viene esclusa e la parte Ventilconvettore rimane attiva.
Ibrido attivo e passivo
Il convettore radiante (ibrido) è attivo quando la parte radiante immette calore nell’ambiente perché attraversato da un flusso di acqua calda. In qualche caso può essere anche riscaldato da un filamento elettrico ma qui abbiamo scelto di limitare la analisi ai terminali pensati per le costruzioni a basso consumo energetico. Il convettore radiante è invece “passivo” se la sua parte radiante viene riscaldata per immagazzinare calore da restituire all’ambiente quando il ventilatore si ferma. Questa caratteristica differenzia a grandi linee i terminali ibridi.
Facciamo un esempio.
Un radiatore, che trasmette nell’ambiente il calore che riceve dal fluido che lo attraversa, è un pannello radiante attivo. Può essere di vario tipo, dalla semplice serpentina in rame saldata su una lamiera portante o da una serpentina ricavata tra due lamiere sagomate e saldate tra loro o da un vero e proprio radiatore. La differenza tra questi “radiatori” sarà l’efficienza di scambio termico, il tempo di risposta o di “andata a regime”, la capacità di immagazzinare calore ovvero il calore massico. Più alto è questo valore maggiore è la qualità.
Se invece il pannello radiante è un corpo che viene riscaldato dal flusso di aria calda prodotto dalla componente “ventilconvettore”, per esempio un pannello di granito o agglomerato minerale intagliato in modo da aumentare la superficie lambita dall’aria calda che fuoriesce dalla macchina, abbiamo a che fare con un pannello radiante passivo.
La sua funzione sarà quella di immagazzinare il calore prodotto dalla macchina e ridistribuirlo, normalmente per convezione naturale, quando il ventilatore si ferma. Questo tipo di terminali ibridi hanno essenzialmente la funzione di “energy storage” e funzionano solo se il ventilconvettore funziona. In compenso hanno spesso dei pannelli radianti dal design raffinato che solletica l’attenzione degli architetti.