Speciale 111
Gli strumenti di progettazione integrata in ambito BIM
Alcuni contenuti di questo speciale:
Articolo
di Marco Gradizzi
Il BIM negli impianti: come affrontare il progetto?
Con l’introduzione del BIM è nata anche nella filiera impiantistica l’esigenza di sviluppare i progetti MEP (Mecanichal, Electrical, Plumbing) tramite l’ausilio di appositi software che permettano ai progettisti di operare fianco a fianco con architetti e strutturisti. I numerosi vantaggi che il BIM può apportare a questo tipo di approccio alla progettazione, come descritto in precedenza, sono noti a tutti. Quelli che però hanno affrontato il salto generazionale da CAD al BIM possono tranquillamente affermare che, come in ogni passo evolutivo, esistono anche degli svantaggi.
Il primo importante muro da scavalcare riguarda l’investimento iniziale: servono alcuni mesi di studio e lavoro costanti per acquisire il nuovo metodo di lavoro, cercando soprattutto di abbandonare progressivamente la mentalità CAD bidimensionale. I corsi di formazione sono molto utili (anche online esistono dei pacchetti a pagamento molto validi) soprattutto nella prima fase di studio. Grazie ai corsi è possibile percorrere passo dopo passo il flusso di lavoro per lo sviluppo di un progetto completo, oltre che descrivere le principali funzionalità presenti nel software specifico.
Una volta acquisite le logiche sulle procedure e sulle funzionalità, il passo successivo consiste nella creazione di una libreria personalizzata, che dovrà contenere tutti quei componenti che ci permettono di ridurre i tempi di realizzazione di un progetto. Nel settore impiantistico, la libreria dovrà essere popolata da tutti quegli accessori di linea che, indipendentemente dalla marca, vadano a comporre il piping, la rete aeraulica, l’impianto elettrico o sprinkler.
Per quanto riguarda gli equipment invece, risulta poco convenevole creare delle famiglie parametriche, in quanto ogni marca propone dei modelli che costruttivamente sono diversi a parità di prestazione tecniche. Una caldaia prodotta da un determinato produttore, ad esempio, può essere completamente diversa sotto il profilo dimensionale a parità di prestazioni di un altro produttore. Stessa cosa si può tranquillamente affermare anche per le elettropompe, per i compressori, per i serbatoi e per i bruciatori. In questo caso conviene contattare direttamente le ditte che realizzano le apparecchiature e farsi inviare i disegni tridimensionali di quanto necessario. Nell’ultimo periodo, infatti, sono molte le aziende che hanno avviato il processo di conversione del proprio catalogo, visto e considerato che chi ha già effettuato questo passaggio si è fatto trovare pronto alla crescente domanda da parte dei progettisti, oltre che a creare una nuova rete di possibili forniture.
Una volta acquisite le nozioni principali e creata la propria libreria di base, è possibile affrontare il primo progetto BIM. Nel processo di realizzazione si acquisiscono sicuramente le nozioni per la nuova mentalità operativa, processo di crescita che si incrementerà di commessa in commessa, permettendo così di ridurre i tempi di sviluppo. Non è facile comunque affrontare questa fase, visto e considerato che, per chi proviene dal mondo CAD, cambiare le abitudini e i propri standard risulta molto più complicato rispetto a un giovane progettista che inizia a lavorare direttamente in BIM.
Uno dei problemi fondamentali che riguarda questa nuova tecnologia riguarda l’interoperabilità. Nella fase di sviluppo di un progetto, infatti, ci si può imbattere ad esempio nella situazione in cui tutti gli attori debbano utilizzare per forza di cose non solo lo stesso software, ma anche la stessa release. Vista la necessità di un formato standard che consenta l’interoperabilità e l’interscambio di dati in modo sicuro è nato l’IFC.
L’IFC, Industry Foundation Classes, è un formato aperto e neutrale, non controllato da singoli produttori di software, ed è stato progettato per caricare tutte le informazioni relative all’edificio attraverso l’intero suo ciclo di vita, dall’analisi di fattibilità fino alla sua realizzazione e manutenzione, passando per le varie fasi di progettazione e pianificazione. Tale formato non consente modifiche di alcun tipo al sistema creato, ma permette soltanto di “leggere” le informazioni contenute all’interno di esso. Il vantaggio fondamentale di interoperare con IFC sta nel fatto che tutta la nostra libreria non viene condivisa con altri studi di progettazione, anche se questo non consente a terzi di apportare anche semplici e piccole modifiche in fase di realizzazione. L’alternativa risiede nella possibilità di condividere i file aperti di progetto, anche se questo significherebbe condividere parte del template.
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda l’hardware a disposizione. I nuovi software BIM, infatti, richiedono delle prestazioni tecniche davvero considerevoli da parte dei pc, vista l’importante mole di file da gestire. La possibilità di generare viste ortografiche, prospetti, sezioni e render in qualità elevata obbligano per forza di cose gli studi a effettuare un upgrade degno di nota.
Infine, uno degli aspetti più problematici a livello funzionale riguarda i LOD, ovvero i Level of Detail. A livello normativo europeo si è introdotto da poco il concetto di LOD, che nel mondo anglosassone invece è presente da alcuni anni. Sono diversi infatti i modi in cui viene indentificata la cosa. Il termine LOD è, per gli inglesi, il “livello di definizione” del modello BIM; per gli americani, invece, LOD è il “livello di sviluppo” di un elemento del modello BIM. Il livello di dettaglio di un modello BIM aumenta man mano che il progetto procede, spesso si basa in primo luogo sulle informazioni esistenti, per poi sviluppare da un semplice modello concettuale un modello di costruzione virtuale dettagliato, quindi un modello operativo.
Il primo importante muro da scavalcare riguarda l’investimento iniziale: servono alcuni mesi di studio e lavoro costanti per acquisire il nuovo metodo di lavoro, cercando soprattutto di abbandonare progressivamente la mentalità CAD bidimensionale. I corsi di formazione sono molto utili (anche online esistono dei pacchetti a pagamento molto validi) soprattutto nella prima fase di studio. Grazie ai corsi è possibile percorrere passo dopo passo il flusso di lavoro per lo sviluppo di un progetto completo, oltre che descrivere le principali funzionalità presenti nel software specifico.
Una volta acquisite le logiche sulle procedure e sulle funzionalità, il passo successivo consiste nella creazione di una libreria personalizzata, che dovrà contenere tutti quei componenti che ci permettono di ridurre i tempi di realizzazione di un progetto. Nel settore impiantistico, la libreria dovrà essere popolata da tutti quegli accessori di linea che, indipendentemente dalla marca, vadano a comporre il piping, la rete aeraulica, l’impianto elettrico o sprinkler.
Per quanto riguarda gli equipment invece, risulta poco convenevole creare delle famiglie parametriche, in quanto ogni marca propone dei modelli che costruttivamente sono diversi a parità di prestazione tecniche. Una caldaia prodotta da un determinato produttore, ad esempio, può essere completamente diversa sotto il profilo dimensionale a parità di prestazioni di un altro produttore. Stessa cosa si può tranquillamente affermare anche per le elettropompe, per i compressori, per i serbatoi e per i bruciatori. In questo caso conviene contattare direttamente le ditte che realizzano le apparecchiature e farsi inviare i disegni tridimensionali di quanto necessario. Nell’ultimo periodo, infatti, sono molte le aziende che hanno avviato il processo di conversione del proprio catalogo, visto e considerato che chi ha già effettuato questo passaggio si è fatto trovare pronto alla crescente domanda da parte dei progettisti, oltre che a creare una nuova rete di possibili forniture.
Una volta acquisite le nozioni principali e creata la propria libreria di base, è possibile affrontare il primo progetto BIM. Nel processo di realizzazione si acquisiscono sicuramente le nozioni per la nuova mentalità operativa, processo di crescita che si incrementerà di commessa in commessa, permettendo così di ridurre i tempi di sviluppo. Non è facile comunque affrontare questa fase, visto e considerato che, per chi proviene dal mondo CAD, cambiare le abitudini e i propri standard risulta molto più complicato rispetto a un giovane progettista che inizia a lavorare direttamente in BIM.
Uno dei problemi fondamentali che riguarda questa nuova tecnologia riguarda l’interoperabilità. Nella fase di sviluppo di un progetto, infatti, ci si può imbattere ad esempio nella situazione in cui tutti gli attori debbano utilizzare per forza di cose non solo lo stesso software, ma anche la stessa release. Vista la necessità di un formato standard che consenta l’interoperabilità e l’interscambio di dati in modo sicuro è nato l’IFC.
L’IFC, Industry Foundation Classes, è un formato aperto e neutrale, non controllato da singoli produttori di software, ed è stato progettato per caricare tutte le informazioni relative all’edificio attraverso l’intero suo ciclo di vita, dall’analisi di fattibilità fino alla sua realizzazione e manutenzione, passando per le varie fasi di progettazione e pianificazione. Tale formato non consente modifiche di alcun tipo al sistema creato, ma permette soltanto di “leggere” le informazioni contenute all’interno di esso. Il vantaggio fondamentale di interoperare con IFC sta nel fatto che tutta la nostra libreria non viene condivisa con altri studi di progettazione, anche se questo non consente a terzi di apportare anche semplici e piccole modifiche in fase di realizzazione. L’alternativa risiede nella possibilità di condividere i file aperti di progetto, anche se questo significherebbe condividere parte del template.
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda l’hardware a disposizione. I nuovi software BIM, infatti, richiedono delle prestazioni tecniche davvero considerevoli da parte dei pc, vista l’importante mole di file da gestire. La possibilità di generare viste ortografiche, prospetti, sezioni e render in qualità elevata obbligano per forza di cose gli studi a effettuare un upgrade degno di nota.
Infine, uno degli aspetti più problematici a livello funzionale riguarda i LOD, ovvero i Level of Detail. A livello normativo europeo si è introdotto da poco il concetto di LOD, che nel mondo anglosassone invece è presente da alcuni anni. Sono diversi infatti i modi in cui viene indentificata la cosa. Il termine LOD è, per gli inglesi, il “livello di definizione” del modello BIM; per gli americani, invece, LOD è il “livello di sviluppo” di un elemento del modello BIM. Il livello di dettaglio di un modello BIM aumenta man mano che il progetto procede, spesso si basa in primo luogo sulle informazioni esistenti, per poi sviluppare da un semplice modello concettuale un modello di costruzione virtuale dettagliato, quindi un modello operativo.
In questo Speciale
Building Information Modeling: vantaggi in fase di progettazione
Il BIM per una visione accurata, immediata e globale del progetto. Un nuovo modello centra...
Normative di riferimento sul BIM: la UNI 11337
La norma UNI 11337, la prima norma che disciplina la materia Building Information Modeling...