Il potenziale di efficientamento del patrimonio edilizio europeo ed italiano
Il recepimento delle direttive ha innalzato notevolmente i requisiti richiesti per i nuovi edifici e per gli interventi sull’esistente, dando un forte impulso alla economia delle ristrutturazioni con efficientamento energetico che ha permesso l’immissione nel mercato di nuove tecnologie e materiali sempre più performanti e sostenibili. Il fabbisogno energico per la climatizzazione di un nuovo edificio o di uno completamente ristrutturato può essere anche cinque volte inferiore a quello di un edificio di simile morfologia e destinazione d’uso realizzato secondo le normative antecedenti alla L. 10/1991.
Per questo motivo osservando il grafico che riporta la ripartizione per periodo di costruzione del patrimonio edilizio dei principali stati europei (figura 2) ci si può rendere facilmente conto di quanto sia il potenziale di efficientamento teorico e di quali possano essere le problematiche da superare.
In gran parte dei paesi europei, circa il 30% -40% del patrimonio edilizio è realizzato prima degli anni 60: ossia si tratta di edifici realizzati con tecnologie tradizionali come quelle basate su modalità costruttive lapidee massive. Questi edifici hanno tipicamente una scarsissima efficienza e richiedono una ingente quantità di energia per garantire il confort interno sopratutto durante le stagioni invernali. Le strutture edilizie così vetuste sono poi affette dai tipici fenomeni di degrado degli edifici storici e possono essere sottoposti a normative di tutela del patrimonio edilizio che richiedono una progettazione più orientata al restauro e risanamento conservativo, in luogo del più semplice efficientamento tecnologico ed energetico.
Il patrimonio edilizio tra gli anni 60-90 rappresenta circa il 30-50% del patrimonio edilizio, gran parte di esso è stato realizzato nell’ambito del boom edilizio di quegli anni tipico di molti paesi europei. Questi edifici sono realizzati con da tecnologie più moderne, tipicamente CA e laterizio, più leggere ed in generale più salubri, ma non necessariamente più efficienti di quelle tradizionali, soprattutto nel periodo estivo.
Il patrimonio edilizio dagli anni 90 in poi rappresenta in gran parte dei casi il 10-20% del totale, solo questo può essere ragionevolmente considerato caratterizzato da accettabili performance energetiche, in quanto negli anni 90 gran parte dei paesi europei hanno varato le prime normative nazionali cogenti capaci di garantire le migliori performance energetiche nell’edilizia civile. Si tratta comunque di unità immobiliari che in genere mostrato un fabbisogno di energia primaria circa doppio rispetto agli standard introdotti dalla regolamentazione dalle EPBD ad inizio degli anni 2000.
Figura 2 - Ripartizione per periodo di costruzione del patrimonio edilizio dei principali stati europei
Focalizzandosi sul patrimonio italiano, dai dati presenti nel Censimento Permanente dell’ISTAT risulta evidente che circa il 90% del patrimonio edilizio è stato edificato prima della emissione della legge 192/2005 di recepimento della EPBD I, e gran parte di esso è addirittura precedente alla D. Lgs. 10/91 (figura 3).
Figura 3 - Ripartizione per periodo di costruzione del patrimonio edilizio Italiano [elaborazione autore da dati dal Censimento Permanente ISTAT]
Per avere un’idea delle performance delle unità immobiliari italiane e perciò del potenziale di efficientamento teorico del patrimonio edilizio si può fare ricorso alle statistiche ricavabili dagli APE depositati nel sistema informativo nazionale SIAPE gestito dall’ENEA. Il sistema contiene al momento (marzo 2025) 6.606.587 APE, pari a circa il 18% delle unità immobiliari italiane, il dato non è sicuramente completo perché il sistema informativo non è ancora attivo in egual modo tutte le regioni italiane, ma la numerosità degli elementi analizzati ne garantisce una certa significatività.
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