Il ruolo dell'edificio nella circolarità dell'acqua

L’edificio ha un ruolo cruciale nella implementazione della circolarità dell’acqua perché è il luogo nel quale è consumata la gran parte della risorsa potabile per gli usi sanitari ed alimentari e le unità immobiliari sono l’unità minima nella quale implementare le principali tecnologie per il recupero dell’acqua e per l’efficientamento dell’uso della risorsa. Oltre agli aspetti legati al consumo diretto nel sistema edificio, il settore civile è responsabile della depauperazione della risorsa per la produzione dei materiali da costruzione ed in termini di contaminazione durante le fasi di costruzione e di esercizio.

In un edificio tradizionale l’acqua viene immessa negli impianti, utilizzata con sistemi più o meno efficienti e reimmessa nell’ambiente tramite il sistema fognario delle acque nere e delle acque bianche per le acque meteoriche, non sempre presente. Gli edifici sostenibili, al contrario, mirano a limitare i consumi attraverso sistemi più efficienti di uso dell’acqua ed impianti per il riciclo che cercano di chiudere il ciclo idrologico naturale della risorsa.

Mediamente il consumo giornaliero di acqua è pari a circa 220 litri per persona ma vi sono forti variabilità in funzione della tipologia di edifici e delle abitudini degli occupanti; inoltre, all’aumentare dei componenti del nucleo familiare, intervengono meccanismi di compensazione che riducono i volumi consumati rispetto alla mera somma del dato medio. La ripartizione dei consumi idrici domestici nei diversi usi evidenzia che la necessità di acqua potabile per usi alimentari è solo una piccola parte dei consumi stessi, mentre la maggior parte dei consumi può essere soddisfatta da acque di qualità inferiore ricavate da fonti alternative. La domanda dei soli scarichi del WC insieme a quella per il lavaggio dei panni e per l’irrigazione costituisce circa il 45% del totale ed è facilmente soddisfabile da acque di minore qualità, ed in alcuni casi è possibile utilizzare le acque alternative anche per l’igiene personale.

Un altro aspetto legato all’acqua ma non direttamente al risparmio della risorsa, è l’utilizzo di scambiatori di calore per il recupero dell’energia termica dall’acqua calda scaricata, per esempio dalle docce. I recuperatori sono installati nei pressi dello scarico è possono recuperare tra il 30 -70% energia termica in funzione della tecnologia adottata e del tipo di installazione.

Si delinea quindi il concetto di Net Zero Water Building (NZWB) che si riferisce generalmente ad un edificio di nuova costruzione o ristrutturato, progettato per ridurre al minimo il consumo totale di acqua, massimizzare le fonti idriche alternative, ridurre al minimo lo scarico delle acque reflue e restituire l’acqua alla fonte idrica originale. Se la somma dell’uso alternativo dell’acqua con le acque reflue trattate e le acque piovane restituite alla fonte originale è pari o superiore al consumo idrico totale annuo, l’edificio è considerato ad acqua zero. Dove il consumo totale è definito come la somma dell’acqua dolce e dell’acqua alternativa utilizzata.

Lo schema funzionale della tipologia più diffusa di NZWB prevede di limitare l’acqua potabile prelevata dalla rete con acqua alternativa recuperata con i sistemi presenti nell’edificio, ma senza arrivare ad una completa neutralità del bilancio idrico. Perciò, in questo tipo di modello, l’acqua piovana raccolta in copertura e le acque grigie possono essere recuperate per usi non potabili, limitando

così l’emungimento dalla rete, mentre le acque nere vengono direttamente immesse nella rete fognaria e trattate al di fuori dell’edificio. L’acqua meteorica in eccesso, ossia quelle a di sfioro dei serbatoi per il riutilizzo delle acque, può essere restituita all’ambiente verso le falde acquifere attraverso sistemi di infiltrazione.

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