Il ruolo delle FER per il raggiungimento degli obiettivi ‘case green’ e relativi incentivi
La nuova EPBD delinea una strategia per l’efficientamento energico del patrimonio edilizio fortemente basata sul contributo delle Fonti Energetiche Rinnovabili – FER, in particolare modo del solare fotovoltaico, per limitare le emissioni dei GAS Serra degli insediamenti urbani.
Per ampliare il contributo della tecnologia fotovoltaica e renderla più pervasiva, la direttiva definisce un percorso di obiettivi con precise scadenze temporali per l’implementazione del solare fotovoltaico sulle nuove costruzioni e sui tetti degli edifici esistenti (figura XX).
Figura XX – infografica scadenze temporali fotovoltaico [fonte: sintesi EPBD IV Consiglio Unione Europea]
Oltre a questi obiettivi direttamente riferiti alla diffusione del fotovoltaico, è chiaro che l’approccio all’efficientamento energetico basato sul concetto del Zero Emission Building – ZEmB si basa fortemente sul contributo del solare, per limitare il fabbisogno di energia primaria non rinnovabile annuo ed azzerare le emissioni operative in loco. Inoltre, considerando che la direttiva impone il graduale abbandono dei generatori di calore esclusivamente alimentati da combustibili non rinnovabili, lo ZEmB si configurerà, nella maggior parte dei casi, come un edificio completamente alimentato dal vettore elettrico.
L’apporto dell’energia prodotta in loco dagli impianti fotovoltaici diffusi diventa, perciò, un elemento chiave per limitare l’impatto nella rete e per raggiungere il grado di efficienza imposto dalla normativa. Il paradigma emergente delle Comunità Energiche Rinnovabili che prevede la condivisione dell’energia rinnovabile prodotta dagli impianti che ne fanno parte con gli utilizzatori della comunità, è coerente con la strategia della Direttiva in quanto permetterà di aumentare notevolmente il livello dell’autoconsumo locale e l’efficienza della rete.
Al momento perciò la direttiva punta molto sulla diffusione pervasiva della tecnologia fotovoltaica nei tessuti urbani, gli altri sistemi ed i combustibili rinnovabili saranno di supporto alla transizione energetica dell’insediamento, anche se si può supporre un ruolo più limitato. Il solare termico avrà sempre un suo ruolo legato alla limitazione del fabbisogno termico per ACS, e si sottolinea che la Direttiva vieta l’uso dei generatori di calore esclusivamente alimentati da fonti non rinnovabili lasciando spazio ai combustibili rinnovabili (Idrogeno, biocombustibili, ..) ed ai sistemi ibridi che combinano le caldaie con altre tecnologie quali, ad esempio: pompe di calore, solare termico, geotermico, ..etc.
In questo scenario, il quadro attuale degli incentivi disponibili si inserisce in un momento di transizione rispetto alla impostazione degli ultimi anni basata sulle precedenti direttive e la nuova EPBD IV che punta fortemente sulla tecnologia fotovoltaica. I costi di installazione stanno diventando sempre più accessibili e, parallelamente, l’efficienza dei sistemi è in constante aumento: sul mercato sono facilmente disponibili pannelli con celle di efficienza superiore al 20% in luogo delle efficienze tipiche delle tecnologie di dieci anni fa di circa il 14%.
Tuttavia, una tale diffusione di impianti solari richiede investimenti iniziali ed è necessario considerare maggiormente l’integrazione degli impianti solari nell’architettura degli edifici in modo armonioso e funzionale. L’art. 17 della direttiva prevede che gli Stati membri predispongano finanziamenti e misure di sostegno per affrontare le barriere del mercato al fine di realizzare gli investimenti individuati nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione degli edifici.
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