L’Italia riceve 90 milioni di euro per lo sviluppo del nucleare
Al via il secondo contratto per lo sviluppo dell’energia da fusione tra consorzio EUROfusion e la Commissione europea: l’ENEA sarà il “program manager” dell’Italia
EUROfusion, il consorzio europeo formato da 4.800 scienziati provenienti da istituti membri e realtà appartenenti a 25 paesi europei, a cui si aggiungono Regno Unito, Svizzera e Ucraina, ha firmato il secondo contratto con la Commissione europea nell’ambito di Horizon Europe 2021-2027, il programma per lo sviluppo della fusione nucleare, per il quale è stato stanziato oltre 1 miliardo di euro.
Nel corso di questi anni, il consorzio condurrà attività di ricerca, sia a livello teorico che sperimentale, per prepararsi alle operazioni da effettuare sul reattore a fusione sperimentale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione a Cadarache, in Francia, e prevede anche un programma tecnologico che mira alla progettazione del reattore DEMO (Demonstration Fusion Power Reactor), che dovrebbe entrare in funzione verso il 2050.
L’accordo, il secondo siglato in questo ambito, consolida la stretta collaborazione tra la comunità di ricerca europea e la Commissione europea sul campo dell’energia da fusione: si tratta di un’energia strategica, ottenuta dalla fusione nucleare, che rappresenta una fonte energetica sostenibile, a basse emissioni di carbonio e praticamente inesauribile, che può contribuire, insieme alle fonti rinnovabili, alla completa decarbonizzazione della produzione di energia elettrica, fornendo il carico di base, cioè la potenza minima che deve essere sempre disponibile sulla rete elettrica.
L’Italia, secondo partner più importante del consorzio dopo la Germania, riceverà il 16% del contributo europeo, ovvero circa 90 milioni di euro, parte dei quali verrà impiegata per la realizzazione del nuovo impianto di ricerca DDT – Divertor tokamak test facility, nato dalla collaborazione tra ENEA, ENI e vari istituti e università italiani, situato all’interno del Centro Ricerche ENEA di Frascati, grazie al quale sarà possibile studiare le possibili soluzioni per lo smaltimento della potenza per il reattore a fusione dimostrativo.
La costruzione completa del DDT richiederà un investimento di circa 600 milioni di euro, che arrivano da diversi partner e da contributi europei, e rappresenta un’importante opportunità di crescita per il sistema ricerca italiano, che sarà in grado di sfruttare al meglio le competenze conseguite dall’industria e dai laboratori di ricerca italiani nell’ambito del nuovo programma per lo sviluppo dell’energia da fusione.
ENEA sarà il “program manager” per l’Italia e coordinerà tutti gli enti di ricerca, le università e le imprese che partecipano con il consorzio EUROfusion al programma Horizon Europe 2021-2027 per lo sviluppo dell’energia da fusione. Infatti, è proprio nei centri di ricerca dell’ENEA che sono stati creati i primi impianti per lo studio dei plasmi a confinamento magnetico, ed è grazie a queste attività che l’agenzia dimostra di essere un punto di riferimento, sia a livello internazionale che nazionale, nel settore della della superconduttività, dei componenti interfacciati al plasma, della neutronica, della sicurezza, del ciclo del combustibile e della fisica del plasma.
“La rete italiana della ricerca sulla fusione, con oltre venti partner tra università, enti di ricerca e industrie coordinati da ENEA, rappresenta un caso di successo in termini di contributo tecnico-scientifico al programma europeo, di trasferimento tecnologico e di crescita del sistema produttivo nazionale, con notevoli ricadute economiche - sottolinea Paola Batistoni, responsabile della Sezione Sviluppo e Promozione della Fusione di ENEA. Infatti, grazie alla lunga tradizione di stretta collaborazione tra i laboratori e l’industria, le aziende italiane si sono aggiudicate commesse industriali per un valore totale di oltre 1,3 miliardi di euro, circa il 50% del totale europeo, per la realizzazione del reattore sperimentale ITER attualmente in costruzione in Francia nell’ambito di un accordo internazionale”.