Speciale 150
Impianti radianti, le informazioni fondamentali dall’installazione alla manutenzione
Intervista a Simone Michelotto

La manutenzione chimica degli impianti radianti: i consigli per il trattamento step-by-step

La manutenzione, per qualsiasi tipo di impianto, è lo strumento più adeguato a prevenire guasti e danni ingenti. In che modo questo principio si applica agli impianti radianti, siano essi a pavimento, a soffitto, a parete o a battiscopa?
 
«Essendo un impianto radiante composto da più elementi, la manutenzione ha una valenza molto importante sia dal punto di vista strutturale statico che dal punto di vista dinamico.
Per la parte dinamica (acqua) i controlli devono essere fatti periodicamente almeno con una cadenza annuale.»
 
Quali sono gli strumenti essenziali per mantenere l’efficienza di un impianto radiante a livelli ottimali?
 
«Per mantenere in efficienza in modo ottimale dobbiamo mantenere l’acqua con caratteristiche chimico fisiche idonee al miglior rendimento. Questo è possibile con strumenti come prodotti chimici, defangatori magnetici e non, addolcitori d’acqua.»  
 
Anche se a temperature più basse rispetto a un impianto tradizionale, all’interno delle tubazioni che permettono il riscaldamento radiante scorre acqua, un elemento ricco per sua natura di sali, gas e altri elementi in esso disciolti. Questa composizione dell’acqua allo stato naturale può influenzare il funzionamento di un impianto radiante? Qual è l’effetto che l’acqua ha nel lungo periodo sugli impianti di questo tipo?
 
«La temperatura è un elemento fondamentale sul comportamento dell’acqua all’interno degli impianti. In base a questa ci saranno problematiche diverse da dover gestire.
All’innalzarsi della temperatura, i gas iniziano a liberarsi e i sali minerali a stratificare. 
 
Rispetto ad un impianto tradizionale (dove la temperatura di mandata solitamente va intorno ai 60/70 °C)  in quelli radianti avendo una temperatura più bassa (solitamente fra i 30/40 °C) si aggiungono i problemi legati alla formazione microbiologica e alla loro proliferazione. Se non prevenuto, questo fenomeno può portare all’occlusione delle linee.»
 
In sostanza possiamo affermare che corrosività, presenza di calcare e formazione di scaglie siano tra i problemi più diffusi. Come possiamo affrontarli? Esiste una soluzione univoca o bisogna affidarsi a più prodotti differenti?
 
«I problemi principali che lei elenca sono corretti (come già detto manca la proliferazione microbiologica) e vanno affrontati separatamente perché diversi fra loro.
 
Per la corrosione causata da corpi estranei (sabbia, granelli di ruggine, ecc…) si utilizza in primis un semplice filtro a calza sul carico impianti. Per il calcare si carica l’impianto con acqua addolcita. Per il mantenimento un condizionante chimico anticorrosivo e antincrostante e per finire in quelli radianti va aggiunto un igienizzante batteriologico.
 
Tutto ciò è comunque previsto dalla normativa UNI 8065 già dal 1989 e ancora più dettagliatamente dalla revisione del luglio 2019.»
 
Cosa consiglierebbe al proprietario di un edificio nuovo, nel quale è appena stato installato un impianto radiante, per preservarlo nel tempo nel modo più adeguato?
 
«I consigli fondamentali sono tre:
 
  • Primo: lavare l’impianto prima di metterlo in funzione con prodotto in grado di raccogliere tutti gli scarti di lavorazione come BP 300, prodotto da Manta Ecologica, mediante pompa risanante Hyperflush 36 o pompa della gamma Transformer.
 
  • Secondo: Controllare che o parametri chimico fisici dell’acqua siano idonei alla tipologia di metalli con cui è costruito l’impianto e il generatore di calore o raffreddamento. Manta dispone di due valigette pensate per l’esecuzione di queste analisi, la Valigetta Super Lab e la Valigetta Mini Lab.
 
  • Terzo: mettere in protezione l’impianto con il condizionante chimico con antialga, come BP 700A, e controllare periodicamente i parametri dell’acqua che circola e la presenza del condizionante.»
 
Ai proprietari di immobili con impianti più datati invece cosa consiglierebbe? Ci sono trattamenti utili a rigenerare un impianto ‘stanco’?
 
«Diversamente da quanto previsto dal primo punto precedente si tratta di far risanare (lavare) l’impianto da specialisti del settore, con il prodotto risanante BP 8000 e con l’attrezzatura adeguata ad ottenere un risultato ottimale. Successivamente seguire il secondo e il terzo punto del paragrafo precedente.»
 
Nel caso in cui l’impianto presenti già delle piccole perdite, eventualmente evidenziate da un tecnico tramite termografia, esistono dei prodotti che permettano di sigillarle senza dover procedere a soluzioni distruttive? 
 
«Prima di qualsiasi operazione di pulizia noi prevediamo proprio una procedura che evidenzi eventuali perdite, se esse si evidenziano e non sono di quantità eccessiva si può agire con dei prodotti sigillanti come il BP Stop Leak e BP Stop Leak Strong di Manta Ecologica.
Una volta chiuse le piccole perdite si procede con il risanamento che ricordo essere fatto con prodotti non acidi per non intaccare i metalli e le tubazioni anche datate.»