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23.07.2024

La sfida delle pompe di calore: l'UE rischia di perdere la corsa verso il 2030

L’Unione Europea potrebbe mancare l’obiettivo di avere 15 milioni di pompe di calore in più entro il 2030, mettendo a rischio il raggiungimento dei suoi ambiziosi traguardi climatici

Se le attuali tendenze di vendita delle pompe di calore non cambieranno, il contributo del riscaldamento agli obiettivi climatici dell’UE per il 2030 sarà significativamente insufficiente.

Questo scenario, secondo l'ultima analisi dell'European Heat Pump Association (EHPA), rappresenterebbe un duro colpo per la leadership dell’Europa nel settore delle tecnologie pulite e per la sua competitività globale.

 

In 21 Paesi europei le vendite delle pompe di calore sono scese mediamente del 6,5%

Secondo i dati raccolti dall’European Heat Pump Association in 21 Paesi europei, nel 2023 le vendite di pompe di calore hanno registrato una diminuzione del 6,5% rispetto all’anno precedente, segnando il primo calo dopo un decennio di crescita costante.

Le 3,02 milioni di unità vendute nel 2023 portano il totale delle pompe di calore installate a 23,96 milioni, un incremento del 13,7% rispetto al 2022; ma se il ritmo delle vendite annuali rimarrà invariato a circa 3 milioni di unità, entro il 2030 saranno installate complessivamente circa 45 milioni di pompe di calore, risultando un deficit del 25% rispetto agli obiettivi prefissati dall’UE.

Questo deficit equivale a perdere 5 anni di vendite ai tassi attuali, con gravi ripercussioni su investimenti potenziali e crescita del settore. Inoltre, si tratterebbe di un’occasione persa per evitare emissioni di circa 70 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti alla produzione annuale di CO2 della Romania.

Con oltre 250 siti produttivi in Europa, ogni pompa di calore venduta e installata rappresenta un impulso per il settore delle tecnologie pulite e per la competitività europea. Per questo, è fondamentale che la nuova Commissione Europea pubblichi rapidamente l’Heat Pump Action Plan, uno strumento cruciale per stabilizzare il settore e sfruttarne i benefici. Tale piano è essenziale per promuovere la nostra indipendenza energetica e il percorso verso un’economia a zero emissioni nette.

 

Pompe di calore: le cause del rallentamento delle vendite

Le principali cause del rallentamento delle vendite sono da ricercarsi nelle politiche e nei programmi di sostegno che hanno subito dei cambiamenti. Paesi come l’Olanda, dove le politiche stabili hanno stimolato la crescita, contrastano con l’Italia, dove un cambiamento significativo nel programma di sostegno ha destabilizzato la fiducia dei consumatori.

Un altro fattore determinante è il costo del gas, che sta diventando più economico rispetto all’elettricità, la quale è spesso gravata da tasse elevante. Sarebbe necessario rivedere la struttura fiscale, spostando il carico delle bollette elettriche.

Tra i Paesi che hanno registrato le maggiori crescite nelle vendite di pompe di calore troviamo la Germania con 161.000 unità aggiuntive (+58,5% rispetto al 2022), il Belgio (+72,2%) e i Paesi Bassi (+43,4%). Al contrario, i cali più significativi sono stati registrati in Italia (-44,1%), Finlandia (-41,9%) e Polonia (-38,8%).

Considerando lo stock di pompe di calore installate ogni 1000 famiglie, la Norvegia è al primo posto con 635 unità, seguita dalla Finlandia con 512 e dalla Svezia con 438. Dall’altro lato della classifica troviamo l’Ungheria con 12 unità ogni 1000 famiglie, il Regno Unito con 15 e la Slovacchia con 30.

Attualmente, il settore europeo delle pompe di calore fornisce circa 170.000 posti di lavoro diretti e offre un enorme potenziale di crescita. Negli ultimi 20 anni, le pompe di calore installate in Europa hanno evitato l’emissione di 58,4 milioni di tonnellate di CO2, di cui 7,3 milioni solo l’anno scorso.

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