Focus Efficienza Energetica
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L’aumento dei prezzi dell’energia frena la transizione energetica, ma non è colpa delle rinnovabili
Il vice-presidente della Commissione europea contro le accuse fatte alle rinnovabili: la causa dell’aumento dei prezzi dell’energia è la dipendenza da combustibili fossili e gas naturale
L’aumento dei prezzi nel settore energetico avrà un grosso effetto non solo sulle bollette dei consumatori, ma potrebbe minacciare anche le azioni intraprese finora per contrastare la crisi climatica in atto. In questo ultimo periodo, proprio a causa di questi aumenti, sono state mosse diverse critiche contro le energie rinnovabili, accusate da alcuni di essere le responsabili dell’innalzamento dei costi energetici.
I fattori che hanno determinato questa situazione sono diverse e hanno varia natura. Tra tutti quello che spicca è il ruolo che il gas metano ricopre tutt’ora nei sistemi energetici, e la dipendenza dai paesi esteri, che ora stanno tagliando le forniture per vari motivi interni, è sempre più evidente; anche il rincaro delle materie prime dovuto alla forte domanda contribuisce in gran parte, insieme a quello dei certificati Ets di scambio di CO2.
“Solo circa 1/5 dell'aumento dei prezzi può essere attribuito all'aumento dei prezzi della CO2. Gli altri sono semplicemente una conseguenza della carenza nel mercato. L'ironia è che se avessimo avuto il Green Deal 5 anni prima, non saremmo in questa posizione, perché allora avremmo meno dipendenza dai combustibili fossili e dal gas naturale. Abbiamo visto lungo questa crisi dei prezzi dell'energia, lungo la strada, che i prezzi per le rinnovabili sono rimasti bassi e stabili” ha dichiarato Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione europea, durante il dibattito dello scorso 14 settembre al Parlamento europeo sul pacchetto Fit for 55.
Sulla base delle osservazioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC, l’organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici che periodicamente produce i cosiddetti “Assessment Reports”, i Rapporti di Valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo del clima e dei cambiamenti climatici, sarà molto difficile riuscire a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C. Nei prossimi anni sono infatti previste ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi, e cambiamenti all'umidità e alla siccità, ai venti, alla neve e al ghiaccio, alle aree costiere e agli oceani.
Gli interventi per l’efficienza energetica non stanno progredendo come dovuto, e il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rimane ancora lontano. Ecco perché l’aumento dei prezzi dell’energia non può rallentare ulteriormente la transizione energetica, che deve essere spinta livello globale tramite politiche di supporto alle energie rinnovabili.
Le sfide che devono essere affrontate a livello globale sono diverse, e non bisogna sottovalutarle: per questo è necessaria un’agenda internazionale per avviare progetti comuni per accelerare la decarbonizzazione dei sistemi energetici. Gli Stati membri sono chiamati anche ad avviare iniziative proprie per contribuire alla transizione energetica senza mettere in difficoltà la popolazione; come suggerisce Timmermans durante il suo discorso, essi hanno diverse alternative (potrebbero ridurre l’iva, i dazi sull’energia, sostenere direttamente le famiglie). Il vice-presidente della Commissione europea ricorda anche l’importanza che hanno i negoziati avviati recentemente con diversi paesi fuori dall’UE, segno che tutti stanno prendendo coscienza della questione climatica e dell’urgenza di un cambiamento.
Da cui l’importanza essenziale del Fit for 55, il pacchetto climatico per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 che ha anche l’obiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050, tra le iniziative che più mirano a contribuire alla decarbonizzazione e alla transizione energetica dei sistemi energetici. Esso prevede, tra le tante cose, la modifica della Direttiva sull’efficienza energetica, la revisione della Direttiva sulle rinnovabili, la revisione del sistema di scambio delle emissioni, diverse proposte nel settore dei trasporti. Grazie a Fit for 55 stato inoltre creato un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), una sorta di tassa sull’import di alcuni materiali (comedi cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità) che non sono stati prodotti seguendo le regole per le emissioni di anidride carbonica.
I fattori che hanno determinato questa situazione sono diverse e hanno varia natura. Tra tutti quello che spicca è il ruolo che il gas metano ricopre tutt’ora nei sistemi energetici, e la dipendenza dai paesi esteri, che ora stanno tagliando le forniture per vari motivi interni, è sempre più evidente; anche il rincaro delle materie prime dovuto alla forte domanda contribuisce in gran parte, insieme a quello dei certificati Ets di scambio di CO2.
“Solo circa 1/5 dell'aumento dei prezzi può essere attribuito all'aumento dei prezzi della CO2. Gli altri sono semplicemente una conseguenza della carenza nel mercato. L'ironia è che se avessimo avuto il Green Deal 5 anni prima, non saremmo in questa posizione, perché allora avremmo meno dipendenza dai combustibili fossili e dal gas naturale. Abbiamo visto lungo questa crisi dei prezzi dell'energia, lungo la strada, che i prezzi per le rinnovabili sono rimasti bassi e stabili” ha dichiarato Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione europea, durante il dibattito dello scorso 14 settembre al Parlamento europeo sul pacchetto Fit for 55.
Sulla base delle osservazioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC, l’organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici che periodicamente produce i cosiddetti “Assessment Reports”, i Rapporti di Valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo del clima e dei cambiamenti climatici, sarà molto difficile riuscire a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C. Nei prossimi anni sono infatti previste ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi, e cambiamenti all'umidità e alla siccità, ai venti, alla neve e al ghiaccio, alle aree costiere e agli oceani.
Gli interventi per l’efficienza energetica non stanno progredendo come dovuto, e il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rimane ancora lontano. Ecco perché l’aumento dei prezzi dell’energia non può rallentare ulteriormente la transizione energetica, che deve essere spinta livello globale tramite politiche di supporto alle energie rinnovabili.
Le sfide che devono essere affrontate a livello globale sono diverse, e non bisogna sottovalutarle: per questo è necessaria un’agenda internazionale per avviare progetti comuni per accelerare la decarbonizzazione dei sistemi energetici. Gli Stati membri sono chiamati anche ad avviare iniziative proprie per contribuire alla transizione energetica senza mettere in difficoltà la popolazione; come suggerisce Timmermans durante il suo discorso, essi hanno diverse alternative (potrebbero ridurre l’iva, i dazi sull’energia, sostenere direttamente le famiglie). Il vice-presidente della Commissione europea ricorda anche l’importanza che hanno i negoziati avviati recentemente con diversi paesi fuori dall’UE, segno che tutti stanno prendendo coscienza della questione climatica e dell’urgenza di un cambiamento.
Da cui l’importanza essenziale del Fit for 55, il pacchetto climatico per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 che ha anche l’obiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050, tra le iniziative che più mirano a contribuire alla decarbonizzazione e alla transizione energetica dei sistemi energetici. Esso prevede, tra le tante cose, la modifica della Direttiva sull’efficienza energetica, la revisione della Direttiva sulle rinnovabili, la revisione del sistema di scambio delle emissioni, diverse proposte nel settore dei trasporti. Grazie a Fit for 55 stato inoltre creato un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), una sorta di tassa sull’import di alcuni materiali (comedi cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità) che non sono stati prodotti seguendo le regole per le emissioni di anidride carbonica.