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27.09.2021
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L’impatto ambientale dei moduli fotovoltaici: quelli cinesi inquinano il 40% in più di quelli europei

Una ricerca del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE mostra che i moduli prodotti in Cina producono molte più emissioni di CO2 rispetto a quelli realizzati in Europa
Da uno studio effettuato dal Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE, che ha analizzato e paragonato i moduli fotovoltaici in silicio prodotti in Europa, in Germania e in Cina, è emerso che quelli realizzati in Europa producono il 40% in meno di anidride carbonica rispetto a quelli prodotti in Cina, mentre quelli realizzati in Germania producono il 30% in meno di emissioni rispetto alla concorrenza cinese.

Ma se quella solare è da sempre riconosciuta come una fonte energetica pulita, che consente di produrre elettricità senza inquinare, da dove arrivano le emissioni carboniche di cui si parla nello studio?

Sebbene queste emissioni siano comunque molto basse rispetto a quelle che vengono prodotte quando si genera elettricità dalla lignite, la ricerca mette in evidenza che l’energia solare fotovoltaica è responsabile della generazione di emissioni di CO2 durante l’LCA (Life Cycle Assessment) dei moduli, ovvero nel ciclo di vita di questi prodotti, principalmente nelle fasi di produzione, trasporto e smaltimento di questi dispositivi. Dai risultati ottenuti, possiamo quindi affermare che in Cina le fasi produttive dei moduli fotovoltaici in silicio inquinano molto più di quanto invece avviene nei siti produttivi in Europa e in Germania.

Analizzando l’LCA dei moduli fotovoltaici in silicio prodotti in queste tre aree, si è arrivati alla conclusione che la differenza tra le emissioni di CO2 generate per la realizzazione dei moduli fotovoltaici in Cina e in Europa e Germania è causata principalmente dai diversi energy mix dei paesi; la quota di energia richiesta durante la fase di produzione dei moduli è il fattore che più ne influenza l’impronta carbonica, con una percentuale che va dal 50 al 63%, mentre il trasporto incide meno di quanto ci si possa aspettare (nel caso dei moduli cinesi rappresenta circa il 3%).  

Ma, se si osservano i dati mondiali annuali sull’andamento del settore fotovoltaico, ci si accorge di come, nonostante le conclusioni a cui sono giunti i ricercatori del Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE,  la Cina continui a dominare questo mercato.

"A causa delle emissioni di CO2 significativamente inferiori durante la produzione e dell'ulteriore forte aumento della domanda di moduli fotovoltaici più rispettosi del clima in tutto il mondo, ora è importante stabilire la catena di produzione del fotovoltaico in Europ,  in modo rapido e con grande impegno", ha affermato il Prof. Andreas Bett, Direttore dell'Istituto Fraunhofer ISE, commentando i risultati ottenuti dalla ricerca, che ha dimostrato anche che negli ultimi anni l’impronta carbonica dei moduli fotovoltaici è migliorata circa dell’80%, principalmente grazie ai miglioramenti nel rendimento del silicio e nei processi di produzione dei moduli.

Un’altra importante scoperta fatta nel corso delle ricerche dell’istituto è stata quella relativa al minore impatto ambientale che hanno i moduli fotovoltaici con struttura vetro-vetro  rispetto a quelli dotati di pellicole backsheet, indipendentemente dal luogo in cui essi vengono prodotti. Non è tanto il backsheet a causare maggiore inquinamento, ma il telaio in alluminio che questo tipo di moduli fotovoltaici richiede, in quanto viene coinvolta l’industria siderurgica, nota per essere una delle più energivore.

I moduli fotovoltaici con struttura vetro-vetro, oltre a richiedere meno emissioni nelle fasi produttive, durano di più nel tempo e hanno una degradazione annuale più lenta rispetto a quelli con backsheet e telaio in alluminio. L’unico problema è che, ad oggi, solo una piccola parte dei produttori del settore opta per i moduli più sostenibili.