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Produzione e consumo di carbon fossile continuano a diminuire: i dati Eurostat
Dal 1990 la produzione di carbon fossile è scesa dell’80% rispetto al 2020

Produzione e consumo di combustibili fossili continuano a diminuire anche nel corso del 2020, seguendo un andamento che si era osservato anche nel 2019 e che ormai prosegue, in maniera più o meno continua, dal 1990. Secondo le statistiche Eurostat, nello scorso anno il consumo di carbon fossile è diminuito del 35% e quello di lignite del 33% rispetto ai valori registrati nel 2018. Certamente la pandemia da coronavirus ha inciso su questi risultati, anche se gli esperti sono convinti che gli effetti più evidenti si manifesteranno tra qualche anno.
Nel 2020 all’interno dell’Unione Europea sono state prodotte 56 tonnellate di carbon fossile: un calo consistente che si registra non solo nella produzione, che è scesa dell’80% rispetto al 1990, ma anche nel numero di Stati membri produttori, che nel 1990 erano 13 mentre ora ne sono rimasti solo due (Polonia e Repubblica Ceca).
Durante lo scorso anno il consumo di carbon fossile nei paesi dell’UE è stato stimato intorno a 144 milioni di tonnellate, il 63% in meno rispetto al 1990. La progressiva diminuzione del consumo di carbon fossile è merito dell’utilizzo sempre più ricorrente di fonti energetiche alternative, come il gas naturale e le energie rinnovabili per la produzione di elettricità, e della minore produzione di carbone di cokiera, impiegato in diverse industrie come quelle per la produzione di acciaio e ferro.
Anche la lignite segue l’andamento del carbon fossile: secondo i dati Eurostat nel 2020 ne sono stati consumati 264 milioni di tonnellate, il 64% in meno rispetto a quanto registrato nel 1990. Il 95% del consumo totale di lignite nell'UE è imputabile a 6 paesi: Germania (44%), Polonia (19%), Cechia (12%), Bulgaria, Romania e Grecia, e i dati sulla produzione della lignite sono pressoché uguali, in quanto questa risorsa viene quasi sempre consumata nei paesi di produzione (mentre il commercio è molto limitato).
Il trend di abbassamento della produzione e del consumo di carbon fossile evidenziato dalle statistiche Eurostat mostra quindi che sussistono i presupposti per arrivare, nei prossimi anni, ad una completa svolta energetica verso fonti energetiche più sostenibili che non rilascino emissioni di gas serra, come invece fanno tutti i combustibili fossili, responsabili degli irreparabili danni ambientali sempre più evidenti e ricorrenti.
Nel 2020 all’interno dell’Unione Europea sono state prodotte 56 tonnellate di carbon fossile: un calo consistente che si registra non solo nella produzione, che è scesa dell’80% rispetto al 1990, ma anche nel numero di Stati membri produttori, che nel 1990 erano 13 mentre ora ne sono rimasti solo due (Polonia e Repubblica Ceca).
Durante lo scorso anno il consumo di carbon fossile nei paesi dell’UE è stato stimato intorno a 144 milioni di tonnellate, il 63% in meno rispetto al 1990. La progressiva diminuzione del consumo di carbon fossile è merito dell’utilizzo sempre più ricorrente di fonti energetiche alternative, come il gas naturale e le energie rinnovabili per la produzione di elettricità, e della minore produzione di carbone di cokiera, impiegato in diverse industrie come quelle per la produzione di acciaio e ferro.
Anche la lignite segue l’andamento del carbon fossile: secondo i dati Eurostat nel 2020 ne sono stati consumati 264 milioni di tonnellate, il 64% in meno rispetto a quanto registrato nel 1990. Il 95% del consumo totale di lignite nell'UE è imputabile a 6 paesi: Germania (44%), Polonia (19%), Cechia (12%), Bulgaria, Romania e Grecia, e i dati sulla produzione della lignite sono pressoché uguali, in quanto questa risorsa viene quasi sempre consumata nei paesi di produzione (mentre il commercio è molto limitato).
Il trend di abbassamento della produzione e del consumo di carbon fossile evidenziato dalle statistiche Eurostat mostra quindi che sussistono i presupposti per arrivare, nei prossimi anni, ad una completa svolta energetica verso fonti energetiche più sostenibili che non rilascino emissioni di gas serra, come invece fanno tutti i combustibili fossili, responsabili degli irreparabili danni ambientali sempre più evidenti e ricorrenti.