Speciale 105
Impianti geotermici: PdC, sonde e nuove tecnologie di recupero di calore geotermico
Alcuni contenuti di questo speciale:
Intervista
Recuperare energia pulita fino al 75% grazie ai sistemi geotermici
I sistemi geotermici, la cui origine risale ai primi anni del Novecento, sono sempre più diffusi nel nostro Paese, in cui la produzione di energia geotermoelettrica è diventata un fiore all’occhiello.
Ma come si sta sviluppando questa tecnologia? Quali sono le criticità legate alla sua posa e alla manutenzione? E fgli impianti geotermici sono installabili ovunque o il terreno necessita di particolari caratteristiche?
Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Claudio Crudo, Direttore tecnico e marketing della divisione idrotermosanitaria Rehau Italia.
Ma come si sta sviluppando questa tecnologia? Quali sono le criticità legate alla sua posa e alla manutenzione? E fgli impianti geotermici sono installabili ovunque o il terreno necessita di particolari caratteristiche?
Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato Claudio Crudo, Direttore tecnico e marketing della divisione idrotermosanitaria Rehau Italia.
Dott. Crudo, da quanto tempo esiste questo tipo di tecnologia e quali risultati ha restituito finora in termini di diffusione delle installazioni e di risparmio energetico?
«Il primo esperimento storico di produzione geotermoelettrica è datato 4 Luglio 1904, nella località toscana di Lardarello, che deve il suo nome a Francesco De Larderel, un francese emigrato in Italia che per primo utilizzò il vapore geotermico ad alta temperatura e pressione per ottenere l’acido borico contenuto nei pozzi di vapore della valle. Sempre a Larderello, nel 1913 fu costruito il primo impianto industriale per la produzione di elettricità di origine geotermica, con una potenza di 250 kW. Da allora l’Italia è sempre stata leader nella produzione di energia geotermoelettrica, accumulando nel tempo un patrimonio di esperienze unico al mondo. A partire dagli anni ‘20, l’attività geotermica si diffuse anche in Giappone, Islanda e Ungheria e poi, dagli anni ‘50, nel resto del mondo. Per quanto riguarda la nostra realtà, più di 10 anni fa abbiamo introdotto in Italia le sonde geotermiche Rehau e da allora abbiamo effettuato migliaia di installazioni, ottenendo una riduzione di tre quarti dei consumi di energia primaria e di combustibili fossili».
Quali sono le criticità nella sua installazione e quali elementi lo compongono?
«Le principali criticità relative allo sfruttamento dell’energia geotermica sono legate alla perforazione del terreno: oltre a rappresentare un intervento dispendioso dal punto di vista economico, le operazioni di trivellazione sono complesse e risultano soggette a obbligo di licenza secondo le leggi locali vigenti in materia di perforazione del sottosuolo e di utilizzo delle acque sotterranee. Non esistono, infatti, procedure standardizzate, bensì un quadro normativo locale e una serie di percorsi burocratici che dipendono da leggi regionali, provinciali e dalle Autorità di Bacino.
Un sistema geotermico completo si compone principalmente di sonde/collettori e tubi per l’estrazione dell’energia terrestre, una pompa di calore che trasforma l’energia recuperata in caldo o freddo a seconda delle esigenze e un impianto di riscaldamento/raffrescamento in cui convogliarla. In un buon sistema, i singoli componenti interagiscono tra loro in modo intelligente e sono dotati di accessori aggiuntivi che contribuiscono al perfetto funzionamento».
Un impianto geotermico è installabile in qualsiasi tipo di terreno e di territorio?
«Sì, anche se bisogna considerare che, a seconda delle caratteristiche del terreno, la resa cambia. Quest’ultima sarà superiore in presenza di falde e di acqua, ma sarà inferiore dove il terreno è più secco e sabbioso. Prima di procede all’installazione di un impianto geotermico è necessario, quindi, effettuare una serie di indagini geologiche per risalire alle caratteristiche del suolo e considerare lo spazio disponibile. È importante conoscere sia le caratteristiche fisiche del terreno (capacità termica, conduttività, ecc.), che le caratteristiche dell’edificio riguardanti i carichi termici di punta e i consumi energetici. Questo per dimensionare il campo geotermico di modo che non abbia ad “esaurirsi”, ovvero che il terreno attorno ai tubi diventi, anno dopo anno, sempre più freddo (in casi estremi si arriva al congelamento dello stesso) a causa di un’eccessiva estrazione di energia, impedendo il corretto funzionamento della pompa di calore che non sarà più in grado di erogare la potenza necessaria al riscaldamento dell’edificio».
Dove, principalmente, questa tecnologia ha trovato maggiore diffusione a livello europeo?
«La geotermia ha registrato un’importante diffusione nel Nord Europa, in particolare in Scandinavia e in Svezia, ma anche in Germania, Svizzera e Francia. In questi paesi la geotermia viene impiegata per il riscaldamento/raffrescamento passivo, mentre in Italia, dove quest’ultimo non è sufficiente, trova applicazione nel riscaldamento/raffrescamento sia attivo che passivo».
Per quale tipo di utilizzo e di applicazione gli impianti geotermici sono più adatti?

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