Riscaldamento a biomassa: il settore delle energie contesta l’etichettatura energetica unica proposta dall’UE
Il settore del riscaldamento a biomassa si oppone alla proposta UE di etichettatura unica, evidenziando i rischi per le PMI e l'importanza della diversificazione energetica.
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L’industria del riscaldamento a biomassa si oppone fermamente alla proposta della Commissione Europea di unificare l’etichettatura energetica per le pompe di calore aria-aria e i generatori di calore a biomassa.
Secondo le associazioni di categoria, tra cui AIEL, questa misura appare penalizzante e potrebbe compromettere la competitività di un comparto chiave per la transizione energetica e la sicurezza dell’approvvigionamento.
Riscaldamento a biomassa: le ragioni della contestazione
L’introduzione di un’etichetta unica, secondo AIEL, rischia di non rappresentare correttamente le peculiarità delle tecnologie coinvolte, mettendo in difficoltà migliaia di piccole e medie imprese attive nella produzione di apparecchi per il riscaldamento domestica a biomassa.
Il settore, che impiega oltre 200.000 persone e fornisce una fonte di calore rinnovabile ed economica e milioni di famiglie, sottolinea come questa misura possa avere un impatto negativo soprattutto nelle aree rurali e in contesti dove le alternative tecnologiche non risultato praticabili.
La diversificazione delle fonti energetiche rappresentano un pilastro essenziale per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei, e un regolamento che non tenga conto delle differenze tra le varie soluzioni potrebbe ostacolare il percorso verso una transizione energetica equa ed efficiente.
Il riscaldamento a biomassa gioca un ruolo centrale nella riduzione delle emissioni di CO2 e nella valorizzazione delle risorse locali, contribuendo alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza energetica.
Riscaldamento a biomassa: un impatto economico significativo
L’impatto economico della proposta dell’UE non si limiterebbe solo alle aziende produttrici, ma si ripercuoterebbe anche sull’intera filiera, dai fornitori di materie prime fino ai rivenditori e installatori.
Un’eventuale standardizzazione dell’etichettatura energetica potrebbe portare alla chiusura di molte realtà produttive, soprattutto tra le PMI che operano nel settore da decenni, generando una perdita di posti di lavoro e una riduzione delle opportunità di mercato.
Il comparto sottolinea che il 95% degli apparecchi domestici a biomassa installati in Europa è prodotto all’interno del continente, garantendo una filiera industriale solida e indipendente dalle importazioni di combustibili fossili.
Dunque, il mantenimento di un’etichettatura chiara e differenziata rappresenta una misura necessaria per tutelare non solo le imprese, ma anche i consumatori, che devono poter scegliere soluzioni energetiche adeguate alle proprie esigenze.
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