Referenza
Riscaldamento e condizionamento: tutti i dati di ANIMA
ANIMA ha presentato a MCE un vero e proprio sistema informativo sul settore termico nel comparto residenziale, nato da una collaborazione tra la consociata Assotermica (Associazione produttori apparecchi e componenti per impianti termici) e CRESME (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia).
In Italia gli impianti più diffusi risultano quelli serviti da caldaia autonoma (51,9% delle abitazioni), seguiti da quelli centralizzati (25,1%), mentre le abitazioni con altro tipo di impianto (pompe di calore, teleriscaldamento o altri sistemi come camini e stufe a biomasse) o senza impianto fisso (queste ultime concentrate per motivi climatici al sud) rappresentano il 23,0%. Il combustibile più diffuso è il gas metano (48,9% delle abitazioni), seguito dai liquidi come GPL o gasolio (29,4%), dai solidi, in massima parte legname, pellet o cippato (14,5%), mentre l’energia elettrica, che alimenta pompe di calore, stufe ma anche radiatori e pannelli radianti elettrici, serve solo 6 abitazioni su 100.
Nell’ultimo decennio si è verificato anche un forte aumento dell’utilizzo di condizionatori d’aria, che servono oggi 8,5 milioni di abitazioni, pari al 28,7% dell’intero stock abitativo. Tra questi, gli impianti mobili rappresentano ormai una quota esigua (8,8%), mentre gli impianti fissi (split, multisplit e unità VRF/VRV) coprono il 91,2%. Il complesso dei motori è di quasi 15 milioni e ben l’81,6% funziona con pompe di calore e dunque a ciclo reversibile caldo/freddo.
Nel periodo 2003-2010 il mercato degli impianti per riscaldamento autonomi e centralizzati ha visto un leggero calo (-1,3%) pur dividendosi in due filoni nettamente distinti: quello delle nuove costruzioni, che ha visto un drastico calo (-15,6%) - a conferma di una situazione sostanzialmente stagnante per quanto riguarda l’edilizia - e quello delle sostituzioni, che ha visto invece un aumento, seppur non così forte (+2,4%), a favore di impianti più performanti, a consumi più bassi, in linea con la tendenza generale. Stessa tendenza, anche se con andamento meno marcato, per il mercato degli impianti di condizionamento e pompe di calore: un -5,8% per quelli di nuova costruzione e un +2,7% per le sostituzioni, con un bilancio generale che arriva a un +1,1%.
Secondo Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, la parola chiave per il futuro dovrà essere sostenibilità: “stiamo assistendo ad una riconfigurazione del mercato che è importante quanto la riduzione dello stesso. Il settore degli impianti è sicuramente uno dei driver di questo cambiamento. Tutto ruota attorno ad una nuova definizione del ciclo di vita del prodotto edilizio: questa è l’era dell’integrazione, della gestione e della green economy. La riqualificazione sarà il motore del nuovo ciclo edilizio, ci sarà un cambio del focus, dal costo di spesa al costo di mantenimento”. Secondo Paola Ferroli, presidente Assotermica, mai come ora acquista valore la valorizzazione delle rinnovabili (in particolare quelle termiche) e l’implementazione nel sistema italiano di regolamenti, normative e incentivi, che aiutino la crescita della filiera italiana del riscaldamento, che già da anni è orientata in questo senso: “gli incentivi devono essere visti come un’opportunità, non come un costo. Serve una stabilizzazione di un meccanismo di incentivazione dei piccoli interventi di efficienza energetica e sviluppo, favorendo le industrie italiane e il made in Italy”.
In Italia gli impianti più diffusi risultano quelli serviti da caldaia autonoma (51,9% delle abitazioni), seguiti da quelli centralizzati (25,1%), mentre le abitazioni con altro tipo di impianto (pompe di calore, teleriscaldamento o altri sistemi come camini e stufe a biomasse) o senza impianto fisso (queste ultime concentrate per motivi climatici al sud) rappresentano il 23,0%. Il combustibile più diffuso è il gas metano (48,9% delle abitazioni), seguito dai liquidi come GPL o gasolio (29,4%), dai solidi, in massima parte legname, pellet o cippato (14,5%), mentre l’energia elettrica, che alimenta pompe di calore, stufe ma anche radiatori e pannelli radianti elettrici, serve solo 6 abitazioni su 100.
Nell’ultimo decennio si è verificato anche un forte aumento dell’utilizzo di condizionatori d’aria, che servono oggi 8,5 milioni di abitazioni, pari al 28,7% dell’intero stock abitativo. Tra questi, gli impianti mobili rappresentano ormai una quota esigua (8,8%), mentre gli impianti fissi (split, multisplit e unità VRF/VRV) coprono il 91,2%. Il complesso dei motori è di quasi 15 milioni e ben l’81,6% funziona con pompe di calore e dunque a ciclo reversibile caldo/freddo.
Nel periodo 2003-2010 il mercato degli impianti per riscaldamento autonomi e centralizzati ha visto un leggero calo (-1,3%) pur dividendosi in due filoni nettamente distinti: quello delle nuove costruzioni, che ha visto un drastico calo (-15,6%) - a conferma di una situazione sostanzialmente stagnante per quanto riguarda l’edilizia - e quello delle sostituzioni, che ha visto invece un aumento, seppur non così forte (+2,4%), a favore di impianti più performanti, a consumi più bassi, in linea con la tendenza generale. Stessa tendenza, anche se con andamento meno marcato, per il mercato degli impianti di condizionamento e pompe di calore: un -5,8% per quelli di nuova costruzione e un +2,7% per le sostituzioni, con un bilancio generale che arriva a un +1,1%.
Secondo Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, la parola chiave per il futuro dovrà essere sostenibilità: “stiamo assistendo ad una riconfigurazione del mercato che è importante quanto la riduzione dello stesso. Il settore degli impianti è sicuramente uno dei driver di questo cambiamento. Tutto ruota attorno ad una nuova definizione del ciclo di vita del prodotto edilizio: questa è l’era dell’integrazione, della gestione e della green economy. La riqualificazione sarà il motore del nuovo ciclo edilizio, ci sarà un cambio del focus, dal costo di spesa al costo di mantenimento”. Secondo Paola Ferroli, presidente Assotermica, mai come ora acquista valore la valorizzazione delle rinnovabili (in particolare quelle termiche) e l’implementazione nel sistema italiano di regolamenti, normative e incentivi, che aiutino la crescita della filiera italiana del riscaldamento, che già da anni è orientata in questo senso: “gli incentivi devono essere visti come un’opportunità, non come un costo. Serve una stabilizzazione di un meccanismo di incentivazione dei piccoli interventi di efficienza energetica e sviluppo, favorendo le industrie italiane e il made in Italy”.