Speciale 107
La sindrome dell'edificio malato (Sick Building Syndrome)
Intervista

Sick Building Syndrome: alcuni consigli per combattere l’inquinamento indoor

La Sindrome dell’Edificio Malato è una patologia ormai ben conosciuta e sempre più diffusa, che si scatena soprattutto a causa degli inquinanti generati in ambiente, della scarsa igiene degli impianti di aerazione e della ventilazione scorretta o addirittura inesistente.
 
In questa intervista abbiamo chiesto a Mina Bustreo, Marketing & Sales Manager di Jonix srl, di illustrarci le cause di questa sindrome, i disturbi ad essa collegati e le possibili soluzioni per risolverla. 

Sig.ra Bustreo, la Sindrome dell’edifico malato è una patologia ormai riconosciuta sin dalla fine degli anni ’70. Quali sono i sintomi e come si manifestano?
 
«I disturbi legati alla permanenza in ambienti interni, cioè la cosiddetta “Sick Building Syndrome”, vengono segnalati  già dalla metà degli anni Settanta. I sintomi variano dall’irritazione al naso, agli occhi, alle vie respiratorie e occasionalmente alla pelle, ma alcune persone lamentano anche sintomi più generali come mal di testa, malessere, stanchezza, vertigini e difficoltà a concentrarsi. La sindrome dell’edificio malato riguarda tutti gli ambienti indoor: uffici, ambienti domestici, scuole, case di cura, ambienti ospedalieri».
 
 
Una ventilazione inadeguata è l’unico fattore che può scatenare i sintomi legati a questa sindrome?
 
«Sono diversi i fattori che provocano la sindrome dell’edificio malato, come diverse sono le cause. Dagli studi effettuati nell’ambito degli uffici, ad esempio, emerge che alcuni dei fattoi di rischio possono essere i sistemi di climatizzazione inadeguati o sottodimensionati, un rinnovo d’aria insufficiente, l’umidità, emissione di sostanze odorose e irritanti da parte di materiali e apparecchi, i contaminanti generati dalle funzioni metaboliche delle persone e degli animali, la rumorosità e le posizioni di lavoro inadeguate. A influire sulla frequenza e l’intensità dei disturbi, inoltre, contribuisce anche lo stress psichico causato da sovraccarico di lavoro, la scarsa disponibilità di spazio e le posizioni scorrette che riducono le capacità respiratorie».
 
 
Quali sono le soluzioni secondo lei più efficaci per attenuare il problema?
 
«Per ridurre  l’inquinamento indoor è fondamentale cercare di mantenere uno stile di vita sano e sostenibile, prestando particolare attenzione alla scelta di soluzioni ecologiche e naturali anche in fatto di gestione degli ambienti e di acquisto dei prodotti per la pulizia.
Per combattere il formarsi dei principali inquinanti indoor, come i VOC (composti organici volatili), e migliorare la qualità dell’aria negli ambienti, è fondamentale innanzitutto regolare il sistema di riscaldamento e raffrescamento in modo che la temperatura sia sempre compresa tra i 18° e i 22°, mantenendo un’umidità relativa inferiore al 50%. Questo ci consentirà non solo di rendere l’ambiente più sano, ma anche di risparmiare notevolmente in bolletta.
 
La  corretta ventilazione degli ambienti consente di ridurre la concentrazione di sostanze inquinanti; è importante, inoltre, provvedere a una corretta manutenzione e pulizia degli impianti che, se non correttamente controllati, possono diventare veicolo di propagazione delle sostanze inquinanti provenienti dall’esterno. Gli ambienti da ventilare con particolare attenzione sono, soprattutto, cucina e bagno, dove è presente un tasso di umidità maggiore.
 
Qualche piccolo accorgimento, poi, è legato alla gestione delle faccende domestiche e alla cura della casa: evitare di stendere la biancheria all’interno o, se lo si fa, ricordarsi di aprire le finestre per evitare che l’umidità dei capi bagnati contribuisca alla formazione di muffe e batteri; utilizzare prodotti ecologici per le pulizie; mantenere un ambiente fresco e pulito, lavando e spolverando tutto regolarmente; preferire mobili e arredi in legno massello o, in generale, mobili contrassegnati con la classificazione E1 (a bassa emissione di formaldeide) o FF (senza formaldeide) al posto del truciolato o dei mobili laccati e smaltati che rilasciano maggiori quantità di formaldeide.
 
Per quanto riguarda la struttura dell’edificio va posta attenzione ai prodotti per le pitture interne che devono essere antibatteriche e antinquinanti; esistono in commercio, infatti, prodotti di nuova generazione certificati a bassissima emissione di inquinati. Per l’inquinamento termico-acustico l’ideale è utilizzare materiali naturali vegetali e animali, come isolanti di canapa, lino, fibra di legno e lana di pecora; l’inquinamento legato all’elettromagnetismo è da tenere monitorato controllando lampade e prese. 
 
È preferibile, all’interno dell’edificio, evitare di fumare; utilizzare piante antismog, in grado di assorbire le sostanze tossiche presenti nell’aria e utilizzare dispositivi di sanitizzazione dell’aria possibilmente con tecnologie di decomposizione degli inquinanti piuttosto che a filtrazione. Ricordiamo che i filtri presenti nei sistemi di depurazione dell’aria devono essere sostituiti molto di frequente, diversamente questi diventano terreno di coltura per microrganismi e muffe».
 
 
Conta molto una corretta pulizia degli impianti aeraulici?

[...]