Articolo di Marco Carper, Gianpaolo Forese

Sistemi di accumulo fotovoltaico: la storia recente e la normativa

Quando, fino ad alcuni anni fa, si parlava di batteria, il primo pensiero andava alla macchina. Poi, con il susseguirsi degli anni e delle innovazioni, parlando di batteria si è passati a pensare al cellulare, al tablet, al rasoio elettrico fino ad oggi quando, per batteria, si intende anche l’“home storage”, l’accumulo di energia elettrica derivata dai pannelli fotovoltaici.
 
Il 2013 è l’anno di svolta. Se da un lato la Germania apriva le porte al finanziamento del mercato dello storage, dall’altro l’Italia metteva fine al susseguirsi di “Conti Energia” che avevano dato il via al fiorire di impianti fotovoltaici in tutto lo stivale grazie agli ingenti vantaggi finanziari, nonostante gli alti costi di acquisto e la rilevanza degli investimenti inziali.
 
Nel 2014 la norma CEI-021Regola tecnica di riferimento per la connessione di Utenti attivi e passivi alle reti BT delle imprese distributrici di energia elettrica” introduceva il concetto di “storage”, ma solamente due anni dopo vengono fornite indicazioni sui test da applicare agli storage in bassa tensione. È solo a questo punto che la normativa inizia ad entrare più nel dettaglio, dando definizioni e regole precise, che non lascino più spazio a sistemi di tipo “assemblato”, che utilizzano regolatori di carica da FV e UPS, detti “sistemi a isola”.
 
I “sistemi a isola” vengono quindi banditi, in quanto poco sicuri e produttori di perturbazioni sulla linea di distribuzione. Le normative in vigore ammettono l’installazione di sistemi a isola solamente nei casi in cui gli edifici non siano connessi alla linea di distribuzione (ad esempio le baite).
 
L’Italia, in tutto questo, è stata sempre al passo con le dinamiche evolutive, risultando la prima nazione europea a introdurre una regola tecnica specifica per la connessione di utenti attivi e passivi che regolamenti i sistemi di storage. Lo stesso non si può dire della Germania, pioniera nell’apertura al mercato dell’home storage ma ad oggi ancora senza una normativa dedicata ai test per sistemi di accumulo.
 
La normativa italiana prevede che i sistemi di accumulo installati sulla rete di distribuzione, in casi eccezionali, possano essere di supporto e aiuto ai distributori di energia elettrica (ENEL) nel regolare i picchi di assorbimento e di produzione di energia, motivo per cui si dice che i sistemi di accumulo devono poter offrire dei “servizi di rete”. Questo spiega il motivo per cui i sistemi di accumulo sono ammessi a operare sulla rete di distribuzione in parallelo alla rete elettrica.
 
I sistemi di accumulo fotovoltaico possono essere integrati su tutti gli impianti, anche quelli incentivati dal secondo Conto Energia in poi.
 
Ad oggi si possono distinguere 3 diversi tipi di storage per impianti fotovoltaici:
  • Sistemi di storage sulle linee di distribuzione (con diversi progetti finanziati da Terna e Enel);
  • Sistemi di storage per utenze industriali/commerciali;
  • Sistemi di storage per utenze domestiche.